Il matrimonio non s’ha da fare È bastato uno slogan ad effetto, #sposachivuoi, proposto in uno stand dagli organizzatori della manifestazione «Verona Sposi» per scatenare una polemica politica. Tosi contro Sboarina

Nell’ultimo anno a Verona si sono celebrate cinque unioni civili tra coppie omosessuali ogni mese, per un totale di 67. Secondo i dati contenuti nei registri delle unioni civili (aperte alle coppie di persone dello stesso sesso dalla legge Cirinnà), la maggioranza delle celebrazioni hanno riguardato coppie di uomini, ma negli ultimi mesi il divario si sta appianando.Tra i luoghi più richiesti per le cerimonie in città ci sono la sala delle Muse, la Tomba di Giulietta e sala Arazzi a Palazzo Barbieri, in piazza Bra. E dunque l’amministrazione ci fa pure qualche soldino. Ma è bastato un semplice slogan scelto per Verona Sposi da SIlvia Cassini, impiegata commerciale che con passione porta avanti anche l’attività di Wedding and Event Planner, per scatenare la polemica. Infatti non è piaciuto a Palazzo Barbieri: «#Sposachivuoi», una scritta semplice in stile social, per affermare un principio altrettanto semplice: la sfera affettiva è tua e gestiscitela come ti pare e piace. “Le convinzioni personali sono una cosa, e ognuno è libero di avere le proprie idee, purché rispettose degli altri”, ha detto Flavio Tosi, “la legge dello Stato vale per tutti sempre e ovunque, e va rispettata, in primis da un ente pubblico. Che un’amministrazione comunale arrivi a censurare un’azienda di wedding planner, danneggiandola, solo perché promuove le unioni civili è inconcepibile. Non è accettabile che un Comune imponga agli organizzatori di una manifestazione di togliere ciò che non è gradito alla persona dell’avvocato Federico Sboarina”. L’amministrazione guidata dal sindaco Federico Sboarina ha sottolineato che il caso è scoppiato all’insaputa del Comune e gli organizzatori «sono stati poco chiari». Dal canto suo l’assessore Edi Neri ha frenato l’allestimento di stand palesemente contrari alla famiglia tradizionale. Dopo i comunicati di protesta di Filippo Grigolini del Popolo della famiglia, il Comune ha chiesto alla wedding planner di rimuovere la frase “incriminata”. Per l’assessore alla Cultura Francesca Briani «Verona è e resta la città dell’amore, che nessuno mette in discussione», assicura. La Lega Nord con Vito Comencini ha preso le difese del sindaco Sboarina e della Giunta e plaude all’intervento dell’assessore Neri. Per Alessia Rotta è «L’ennesima contraddizione di un’amministrazione che non ha alcun problema a patrocinare Fortezza Europa, ma se si tratta di diritti (stabiliti dalla legge) finisce persino per censurare le iniziative imprenditoriali dei suoi cittadini. Ma Giulietta che ne pensa?