IL SETTORE LATTIERO-CASEARIO STOP AL FAR WEST SUI PREZZI

Stop al far west sui contratti per il latte. È quanto chiede la Coldiretti di fronte alle comunicazioni unilaterali di variazione al ribasso del prezzo alla stalla o di riduzione delle quantità richieste rispetto agli accordi presi, che le industrie stanno inviando agli allevatori e che mettono a rischio la sopravvivenza e il lavoro di oltre 30mila aziende agricole, senza considerare l’indotto. A Verona il settore lattiero caseario conta circa 900 aziende con un fatturato di circa 90 milioni di euro, quasi 41 mila vacche da latte, e una produzione di 2 milioni 450 mila quintali di latte l’anno. «Si tratta di una situazione generata anche dalla pratica fuori legge, ma ancora in uso – spiega il presidente di Coldiretti Verona, Claudio Valente – di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi. Si ritiene opportuno un l’intervento degli organismi di controllo per l’attivazione di tutte le contromisure legali necessarie». La legge 91 del luglio 2015 prevede, infatti, l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. Le modifiche unilaterali al ribasso del prezzo del latte vanno contro una situazione di mercato che offre segnali positivi, a partire dalle quotazioni del Parmigiano Reggiano che con stagionatura a 18 mesi sulla Borsa di Parma ha toccato il record di 10,63 euro al chilo, la quotazione più alta registrata negli ultimi cinque anni. Volano anche i valori del burro, che ha toccato i 4,80 euro al chilo, con un progresso del 10,47% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un trend accompagnato anche da un aumento del 12,5% della spesa delle famiglie. «Come se non bastasse, – aggiunge Giuseppe Ruffini, direttore di Coldiretti Verona – il formaggio italiano è stato consumato all’estero mai come nel 2017 con un record storico o del +6% rispetto all’anno precedente». In cima alla lista dei formaggi italiani più richiesti all’estero ci sono proprio il Grana Padano ed il Parmigiano Reggiano, che oltre ad essere punti di riferimento importanti per il prezzo del latte italiano, in quantità rappresentano il 21% del totale esportato e guidano la lista del 51 formaggi italiani che hanno avuto il riconoscimento dell’Unione Europea come denominazione di origine (Dop/Igp) a partire dal Pecorino Romano, dal Gorgonzola e dalla mozzarella di Bufala Campana e che fanno segnare volumi importanti nell’export. «A fronte di una situazione di mercato che vede crescere il Made in Italy a tavola in tutto il mondo – concludono Valente e Ruffini – non è accettabile un atteggiamento delle industrie che cerca di speculare al ribasso sul prezzo del latte mettendo a rischio un intero settore produttivo sul quale si basa una parte importante dello slancio dell’economia italiana sui mercati internazionali».