Intervento della soprintendenza. Divino L'associazione Chiese Vive ha finanziato la posa di speciali dispositivi per difendere la cripta della basilica dI San Zeno dai danni causati dall'umidità

Salvare e difendere la cripta della basilica di San Zeno dai danni provocati dall’umidità. Questa la finalità dei dispositivi di recente applicati per “asciugare” i muri dell’ambiente sotterraneo che, oltre ad avere valenza artistica, custodisce le reliquie del patrono di Verona. L’intervento, finanziato dall’Associazione Chiese Vive, segna l’inizio di una serie di opere di manutenzione che interesseranno la cripta: chiesa nella chiesa, e cuore dell’abbazia, in cui è collocato il sarcofago del vescovo della Mauritania. Sono evidenti le tracce che l’umidità di risalita capillare ha lasciato a danno degli intonaci nel catino absidale, nelle vele e nelle cordonature che le contengono. In un primo momento la soluzione scelta era tradizionale: “Realizzare, come a San Procolo, una trincea all’esterno del muro della cripta – premette il presidente di Chiese Vive e abate di San Zeno, mons. Gianni Ballarini – Poi abbiamo deciso di privilegiare, autorizzati dalla Soprintendenza, una tecnologia moderna e innovativa che applica alcuni dispositivi povo visibili e poco invasivi”. A beneficiarne non sarà solo la cripta, assicura l’arch. Federica Pascolutti, che evidenzia: “L’umidità in eccesso nei muri della cripta verrà espulsa tramite evaporazione spontanea”. Il processo avverrà in modo graduale nell’arco di 36 mesi e in sicurezza per le opere. “I congegni, interviene l’arch. Flavio Pachera, fabbriciere dell’abbazia – hanno campo d’azione di 15 metri di raggio”. Tolta l’umidità, il mantenimento in funzione garantirà uno stato di equilibrio e permetterà di completare il restauro degli affreschi già autorizzato». In parallelo l’Associazione Chiese Vive ha commissionato un monitoraggio dell’ambiente sotterraneo che proseguirà nei prossimi tre anni. Consisterà nel periodico rilevamento termografico dell’umidità del corpo murario. Informazioni che saranno d’aiuto per assicurare un’ottimale conservazione del monumento, poiché si interviene sulle cause del degrado. E’ stato trovato un documento d’archivio della Soprintendenza, del 1939, che descrive un importante intervento per canalizzare l’acqua.