Lazarevic, il profeta del Legnago. “Ma non dimentico il Chievo…” “Mister Colella ha ragione, niente alibi: dipende solo da noi...”

Siamo noi a essere i protagonisti del nostro destino. È il “mantra” che mister Colella deve aver inculcato da subito a tutta la squadra e che Dejan Lazarević ha fatto suo e continua a ripetersi. Un colpo straordinario per la serie C. Dopo 6 mesi di inattività e un periodo per ritrovare la forma, domenica è arrivato anche il primo gol, e una sonante vittoria che si spera “scaccia crisi”. Nelle sua voce al telefono, si percepisce tutta l’esperienza di chi sa che bisogna sbrigarsi per provare a ottenere l’agognata salvezza, perché questi mesi voleranno. Lui che ha scelto nuovamente l’Italia, nonostante le richieste estere, in un paese che gli ha dato tutto e l’ha fatto diventare un calciatore:
Genoa, Torino, Padova e Modena in B, per approdare poi nella massima serie con le stagioni più importanti della sua vita al Chievo, e quel gol al 92’ nel derby contro l’Hellas. Nel mezzo anche la Nazionale slovena e le qualificazioni per i Mondiali del 2014 e di Euro 2016, fino alle ultime
esperienze nei campionati turco, polacco e sloveno. Prima di tornare nella “sua” Verona.
Come è nata la scelta di venire al Legnago?
Mi sono arrivate proposte dall’estero, ma avevo deciso che mi sarei mosso da casa solo per delle offerte dal campionato italiano. Sarò sempre riconoscente all’Italia perchè mi ha fatto crescere, e spero di rimanere a lungo a Legnago.
La svolta con Colella sembra già in atto, che cosa sta portando di nuovo?
Ogni mister ha le sue idee e noi dobbiamo seguirle: lui è arrivato molto preparato, con tanta voglia e si è visto da subito che ci aveva studiati. Anche se è qui da pochi giorni, ci ha già fatto capire che dobbiamo credere in noi stessi e che abbiamo le potenzialità per salvarci. Come dice il mister, non dobbiamo avere alibi, perchè è tutto nelle nostre mani.
Lei e Buric siete arrivati con la responsabilità di traghettare in salvo la squadra…
Io mi sento bene, sono all’80% del mio potenziale e ovviamente più partite fai, più ti vengono le giocate. Il gol poi è la miglior medicina. Nikola (Buric) ha voglia e talento, è un campionato diverso per lui, ma ogni giorno migliora sempre di più. Sta imparando in fretta l’italiano, che è la cosa più
importante così comprende prima cosa vuole il mister. Dell’esperienza al Chievo invece che ricordi ha?
Quando sono arrivato al Chievo mi sono trovato subito bene, la serie A è bella, ma ha un livello molto alto. Eravamo diversi giovani provenienti dalla B e cercavamo di imparare tante cose dai giocatori più esperti. Come maestri avevo il “boss” Cesar, poi Pelllissier Sardo, Dainellli e loro erano sempre disponibili a darti una mano. E’ stato un periodo indimenticabile.
L’emozione più grande immagino invece sia arrivata con il gol nel derby?
Il giorno del derby è stato speciale, come tutta quella settimana, segnare così all’ultimo minuto è stata l’emozione calcistica più forte della mia carriera. Anche per la squadra, dopo quella vittoria ci siamo rialzati e abbiamo cominciato a giocare molto bene. Non dimenticherò mai i tifosi del
Chievo”.
Quando aveva ritrovato Mandorlini contro il Padova, le ha detto qualcosa in merito al derby?
No, non mi ha detto nulla, ci siamo solo salutati. Forse si è dimenticato di quel gol, o forse no… (ride)

Fabio Ridolfi