Medici specializzandi e nuovi contratti Due delibere regionali prevedono un percorso formativo. E al Pronto soccorso?

Con le delibere di giunta regionale 1224 e 1225 dello scorso 14 agosto i cittadini veneti e veronesi non dormiranno sonni tranquilli al pensiero di dover recarsi in ospedale. E’ ciò che preoccupa capogruppo del Pd in consiglio comunale Federico Benini, che ha preso a cuore la situazione dei medici specializzandi. “Con le delibere approvate -dice- la regione del Veneto dà la possibilità ai medici che hanno ottenuto l’abilitazione (ma non hanno fatto la specializzazione) di fare un percorso formativo per ottenere un contratto a tempo indeterminato come medico di Pronto Soccorso. Il paradosso- aggiunge- è che oggi chi si reca al Pronto Soccorso per un codice bianco o verde (la cui gravità arriva fino all’amputazione di un arto), può tranquillamente essere curato da un medico che dopo la laurea in medicina, ha svolto tre mesi di praticantato con l’aggiunta di un corso di 72 ore e di soli altri due mesi di pratica. Uno stravolgimento rispetto a quello che avviene oggi, dove invece, è il medico specializzando che ha almeno 5 anni in più di specializzazione a curarsi dei pazienti. Ma la cosa assurda è che il nuovo medico che viene assunto dall’azienda ospedaliera è pure legalmente responsabile dei pazienti ed ha un ruolo sovraordinato rispetto ai più esperti specializzandi che essendo pagati dall’Università con una borsa di studio e non direttamente dall’ospedale, sono sottoposti proprio a chi ha meno esperienza di loro”. Per Benini, la sintesi di questa situazione è presto detta: l’università spende meno in borse di studio, la regione risparmia in quanto paga la metà i medici e i pazienti che vogliono avere la garanzia di essere curati da dottori qualificati, devono rifugiarsi nelle strutture private a pagamento che la stessa regione finanzia. Ultimo è il caso del nuovo pronto soccorso privato di Monastier che aprirà tra pochi mesi nel trevigiano e finanziato con soldi pubblici. Il problema della sanità veneta è la fuga dei medici di ruolo dal pubblico al privato. Da oltre 10 anni i loro contratti sono fermi e si rifugiano in strutture private che possono permettersi di accogliere le eccellenze grazie ai finanziamenti pubblici. Nel solo ospedale di Borgo Trento nell’ultimo anno 10 anestesisti hanno abbandonato la struttura per andare in ospedali privati. “La regione- conclude- inizi a mantenere i medici di qualità che ha in organico, anziché sostituirli con un personale non specializzato. “Per questo ho presentato un ordine del giorno in cui chiedo all’amministrazione comunale di prendere una chiara posizione contro queste delibere della regione. La sanità di qualità deve essere di tutti e non di pochi privilegiati”.