Niente scuse – di Raffaele Tomelleri

Senza parole, già. In un momento come questo, poi, servono fatti. Serietà. Coerenza. Non aria fritta. Chi ha sbagliato, paghi. Chi ha portato lo striscione lì, a due passi dallo stadio, ha un nome e un cognome (forse…). Ci saranno telecamere, qualcuno avrà visto, altri avranno saputo. Non serve tirarla troppo per le lunghe, nè girarci attorno. Sono 4 imbecilli? Paghino loro. Sono 40, o 400? Paghino, punto a capo. Non è il momento, questo, di ritirar fuori la solita frase (“ce l’hanno con con noi, adesso ci sbatteranno in prima pagina”). Oddio, sarà anche vero, ma noi, diciamolo, ce la mettiamo tutta, ma proprio tutta, per farci riconoscere. E siccome la stragrande maggioranza di veronesi (quasi tutti) non ha niente da spartire con questi, c’è una cosa fare: individuarli, punirli, impedire che entrino ancora in uno stadio. Lo hanno già fatto anche troppo.