Progetto fuoco, occhio all’ambiente Fino a domenica 25 febbraio alla fiera di verona. Presenti negli stand quasi 800 aziende. Un settore che conta 72mila addetti

Quasi 800 aziende, il 5% in più rispetto alla scorsa edizione, sette padiglioni per un totale di 115mila metri quadrati espositivi, in crescita di oltre il 9 per cento. Sono questi i numeri di Progetto Fuoco, la rassegna biennale organizzata da Piemmeti, società controllata di Veronafiere, che ha inaugurato a Verona la sua 11ª edizione. Progetto Fuoco è il più importante appuntamento mondiale dedicato al settore della produzione di calore ed energia dalla legna. Un salone che spazia dall’arrendamento con stufe camini e cucine, agli impianti di riscaldamento con caldaie, bruciatori, e impianti di cogenerazione a biomassa, alla lavorazione della legna. Un settore ad alta innovazione, dove gli impianti di ultima generazione sono in grado di ridurre del 70% le emissioni di polveri, e che in Italia conta 14mila aziende e 72mila addetti, per un fatturato di 5 miliardi di euro. Al taglio del nastro il sottosegretario del MIPAAF Giuseppe Casti­glione, il sindaco Federico Sboarina, l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Veneto Roberto Marcato, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, e il presidente di Piemmeti Spa, Ado Rebuli. A dimostrazione dell’internazionalità di Progetto Fuoco, sono 322 gli espositori dall’estero provenienti da 38 paesi, in particolare Spagna, Francia e Germania per l’area degli impianti di riscaldamento e canne fumarie; e da Austria Germania, paesi del Est e del Baltico per la produzione di pellet e legna da ardere. In arrivo anche delegazioni di buyer da Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Scandinavi, Polonia, Russia, Grecia e Paesi Baltici. “Progetto Fuoco – ha detto il presidente della Fiera Danese – si conferma una piattaforma di business per le imprese, e una vetrina importante per un settore che può contribuire allo sviluppo moderno del Paese, in chiave di una sostenibilità ambientale che non è più soltanto un fatto culturale, ma un driver di crescita economica globale”.