“Signor Prytz, sposta quel mobile?” Il centrocampista svedese, dopo qualche tentativo (non fortunato) in panchina ha cambiato lavoro, ma non si rassegna. “Aspetto... e intanto faccio dell’altro”

Siamo a Malmoe, Svezia. C’è un signore biondo (o ex biondo, sapete come vanno le cose, quando passa il tempo…) che scarica mobili. Lavora per una ditta del posto. E’ un tracagnotto, non altissimo, a vederlo al lavoro, non diresti che sia stato calciatore. E niente male, tra l’altro. “Scusi, avrei dei mobili da spostare, mi dà una mano?”.
Il signor Prytz, dice di sì. “Arrivo”. Il signor Prytz, di nome, fa Robert. E’ stato un signor centrocampista, anche in Italia. Prima con l’Atalanta, poi anche col Verona di Bagnoli. Tracagnotto lo era anche allora, se è vero che lo chiamavano “tortellino”. Ma aveva cervello fino, piede buono, personalità.
“In Italia sono stato bene, molto bene. Sia all’Atalanta, che al Verona, anche se quell’anno, retrocedemmo in serie B. Poi, però, tornammo subito in serie A. Grande città, grande pubblico” ricorda Prytz.
“Adoro il calcio, è la mia vita e tutt’ora gioco con una squadra di vecchie glorie e star televisive, però non ho mai avuto un ingaggio stabile presso un club come dirigente e qualcosa dovevo pur fare”
Prytz non molla: “Mi piace allenare, lo scorso anno ho guidato una squadra di Serie A femminile, però la società era in crisi economica e non abbiamo continuato l’esperienza assieme. Prima ancora ho allenato in terza divisione al Bunkeflo. In futuro però vorrei continuare, non abbandono l’idea di poter allenare. Magari in Italia, perché no?”.
Intanto sposta mobili. “Mi tengo in forma anche così”. Aspettando una panchina, in fondo è legno anche quello…