TOSI SU DDL CIRINNA’

“Senza stepchild adoption sarebbe legge largamente condivisa”

 “Anche all’interno del mondo cattolico c’è una larghissima maggioranza convinta che sul tema delle unioni civili è giusto riconoscere lo stato di fatto, vale a dire che la società ormai è cambiata e quindi che è giusto normare la materia perché le coppie di fatto, siano esse costituite da persone dello stesso sesso, che sono un’esigua minoranza, siano esse composte da un uomo ed una donna, che sono la stragrande maggioranza, pongono un problema in termini di assistenza reciproca, patrimoniale, sociale sanitaria e quindi su questo è opportuno ci sia un intervento legislativo”. Questo il commento del Sindaco di Verona, Flavio Tosi, a margine della conferenza stampa tenuta dall’Associazione Verona Domani, guidata dal capogruppo della Lista Tosi in Consiglio regionale Stefano Casali. “Un intervento legislativo, però, che non può equiparare quel tipo di rapporti alla famiglia naturale, perché la Costituzione definisce la famiglia naturale e le prerogative che giustamente le vengono riconosciute in termini di maggior tutela rispetto a qualsiasi altro istituto. Il presidente del Consiglio avrebbe quindi oggi l’occasione di approvare una riforma sia con il consenso della stragrande maggioranza degli italiani che una larghissima maggioranza parlamentare se non fosse ricattato dalla sinistra “comunista” del suo partito, come dimostra il caso della stepchild adoption, un problema marginale, che su quasi 23 milioni di famiglie ne riguarda al massimo una decina, ma che, per volontà della senistra del PD, sembra diventato il problema centrale ed è diventato il principale punto in discussione da tutte le parti. Una proposta, questa, che oltre ad essere incostituzionale, è profondamente sbagliata perché aprirebbe il varco all’adozione da parte delle coppie omosessuali e quindi la parificazione di quel rapporto al matrimonio. E’ quindi una questione strumentale perché rischia di spaccare il Paese e rendere profondamente sbagliata e impopolare una riforma che, se il Premier rinunciasse a questo punto, sarebbe considerata giusta e larghissimamente condivisa”.