UN LEGHISTA A CAPO DELLA COMMISSIONE UE IL FRONTE IDENTITARIO CONTINUA A GUADAGNARE CONSENSI

Lorenzo FONTANA in plenary session week 05 2016 in Strasbourg

Non era un mistero che la Lega, partito ormai dominante in Italia e tra i più forti in Europa nella galassia del centro-destra (o della destra e basta, questione di sfumature) puntasse a ri­co­prire un ruolo di primo piano nel prossimo parlamento europeo. La cosa però emerge ancora più chiaramente dall’intervista che il ministro per la Famiglia e vicesegretario della Lega Lo­renzo Fontana ha rilasciato a Libero. L’ex vicesindaco di Ve­rona è stato chiaro: le possibilità che alla presidenza della pros­sima commissione Ue sie­da un leghista sono concrete. Le chan­ce che quel leghista sia proprio Fon­tana, aggiungiamo noi, non sono poche. «Noi so­vranisti» ha detto Fon­tana parlando della cosiddetta Lega delle Leghe, ossia il fronte nazionalista europeo che do­vrebbe presentarsi compatto all’appuntamento elettorale di maggio «siamo l’unica possibilità che ha l’Unione Europea di salvarsi. D’altronde, il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti, perfino a Bruxelles lo ammettono: gli Stati sono stati incapaci di darsi una politica e una direzione comuni, hanno prevalso i singoli interessi». Ai vertici del­l’U­nione Europa che sostengono che in caso di una forte affermazione dei populisti c’è il rischio di un ritorno agli anni Trenta, Fontana ha risposto che gli sembra che sia proprio l’attuale establishment di Bruxelles a voler riportare a quel triste periodo i cittadini. «Hitler diceva» ha sottolineato Fontana: «“Un popolo, un ca­po, un Reich”: oggi l’Eu­ropa è divisa tra globalisti, che vogliono omologare tutto perché tutti diventino numeri, anche se non da tatuare sul polso, e identitari, che come noi amano le di­versità e vogliono preservarle». Tra i maggiori partiti europei che af­fiancheranno la Lega alle prossime elezioni c’è il Ras­sem­blement National di Ma­rine Le Pen, ci sono i De­mocra­tici Sve­desi, Alternativa per la Ger­ma­nia, il Partito della Libertà dell’olandese Geert Wi­l­ders, ci sono i polacchi di Diritto e Giustizia, il Partito della Libertà au­striaco, la destra della Re­pub­blica Ceca e l’ungherese Viktor Or­bán il quale però molto probabilmente continuerà a far parte del Ppe, al cui interno cercherà di fare da testa di ponte per i nazionalisti. «La rinuncia del­l’Europa ai valori giudaico-cristiani in nome del multiculturalismo» ha affermato Fontana «le ha dato una mazzata socioculturale, così come Maastricht e le regole dell’austerità gliel’hanno data economica. Ma in realtà i francesi hanno bocciato la Costitu­zione comune perché ogni popolo europeo è orgoglioso della propria identità. Sull’Italia oggi ci sono particolari tensioni e attenzioni perché siamo il primo e­sperimento di governo so­vranista in un Paese fondatore: siamo l’epicentro del cambiamento, che da sempre genera un naturale allarme, perché si sa che i mercati prediligono la stabilità». Su Twitter il ministro della Famiglia ha scritto: «Le elezioni in #Baviera hanno sancito l’esordio in parlamento dei nostri amici ed alleati di Afd . È un ulteriore segnale verso una nuova Europa a guida identitaria ed è la fine della grande coalizione di Ber­lino. L’antipasto di una svolta che arriverà tra sette mesi». E chissà che allora il presidente della Commissione Ue non sia proprio lui.