UNA CARDIOLOGIA DA TRE BOLLINI ROSA Onda, impeganta sul fronte della promozione della medicina di genere, premia l’Azienda Ospedaliera di Verona per il biennio 2018-2019. La cerimonia a Roma

L’Azienda Ospedaliera Univer­sitaria Integrata di Verona ha ricevuto martedì 5 dicembre da Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna – sulla base di una scala da uno a tre – tre Bollini Rosa all’Ospedale di Borgo Trento e tre all’Ospedale di Borgo Roma. Il riconoscimento è stato attribuito per il biennio 2018-2019. Da sottolineare la menzione speciale ricevuta dall’Ospedale di Bor­go Roma per la presenza al suo interno di un percorso diagnostico terapeutico nell’ambito della cardiologia al femminile. I Bollini Rosa sono il riconoscimento che Onda, da sempre impegnata sul fronte della promozione della medicina di genere, attribuisce dal 2007 agli ospedali attenti alla salute femminile e che si distinguono per l’offerta di servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattie delle donne. Nell’anno del decennale, sono 306 le strutture ospedaliere premiate: 71 hanno ottenuto il massimo riconoscimento (tre bollini), 183 due bollini e 52 un bollino. Inoltre 13 ospedali hanno ricevuto una menzione speciale per la presenza al proprio interno di un percorso diagnostico-terapeutico dedicato alle donne nell’ambito della cardiologia. La cerimonia di premiazione si è svolta a Roma, al Ministero della Salute. La valutazione delle strutture ospedaliere e l’assegnazione dei Bollini Ro­sa è avvenuta tramite un questionario di candidatura composto da oltre 300 domande suddivise in 16 aree specialistiche. Un’ap­posita commissione multidisciplinare, presieduta da Walter Ricciardi, Pre­si­dente dell’Isti­tuto Supe­riore di Sanità, ha validato i bollini conseguiti dagli ospedali nella candidatura considerando gli elementi qualitativi di particolare rilevanza e il risultato ottenuto nelle diverse aree specialistiche presentate. Tre i criteri di valutazione con cui sono stati giudicati gli ospedali candidati: la presenza di aree specialistiche di maggior rilievo clinico ed epidemiologico per la popolazione femminile, l’appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici e l’offerta di servizi rivolti all’accoglienza e presa in carico della paziente, come la telemedicina, la mediazione culturale, l’assistenza sociale.