CUCU’, IL PD NON ESISTE PIU’ COMUNQUE VADA HA VINTO CARLA PADOVANI, E BENINI ATTACCA I VERTICI DEM

Comunque vada ha vinto Carla Padovani. Comunque vada il Partito Democratico ha rimediato una brutta figura, l’ennesima di quest’ultimo periodo. La ca­pogruppo del Pd, lapidata dai suoi compagni per il voto fa­vorevole alla mozione anti-aborto del leghista Alberto Zelger, al momento è ancora al suo posto. I vertici nazionali del partito e gli altri tre consiglieri co­munali ne hanno chiesto le dimissioni ma la richiesta ad oggi è stata ignorata. Il fattaccio, o almeno è considerato tale dai Dem, ormai risale a due settimane fa. La vicenda ha fatto il giro di tutte le televisioni e i giornali nazionali. La Padovani però non ha fatto mezzo passo indietro, e francamente non vedia­mo il motivo per cui avrebbe do­vuto farlo. Ha espresso un voto di coscienza e fa parte di un partito che si chiama Democratico. Dunque, in teoria, rispettoso del­le idee di tutti. A chiederne le dimissioni sono stati in primis il deputato e vicecapogruppo del Pd alla Camera Alessia Rotta e l’ex ministro all’Istruzione Va­le­ria Fedeli. Si sono poi accodati il segretario Dem Maurizio Mar­tina, altri colonnelli e i tre consiglieri di Palazzo Barbieri (la più convita è stata Elisa La Paglia). Il fatto è che se neppure l’insurrezione di tutto il partito riesce a far dimettere il capogruppo del Consiglio comunale di Verona,  – – probabilmente ci riuscirà, ma dopo un bel po’ di tempo dall’accaduto – significa che il partito non esiste più. La Padovani è stimata da gran parte della politi­ca veronese, ma il suo ruolo a livello nazionale è ininfluente. Ospite di una trasmissione televisiva locale, il giovane e abile consigliere comunale Fe­derico Benini, ha detto a chiare lettere che i vertici nazionali del Pd dovrebbero occuparsi del ri­lancio del partito e non di questioni locali. Ha anche citato un parlamentare (o una parlamentare) veronese che poche ore dopo la mozione di Zelger votata dalla Padovani l’ha chia­mato per ordinargli di sfiduciare la capogruppo. In­somma, nel centrosinistra ve­ronese (ma non solo) regna il caos. L’unica a uscire a testa al­ta è la Padovani.