Energia e aziende a rischio chiusura. I costi di gas e luce mettono a repentaglio i bilanci delle imprese Luppi (Casartigiani): “Nel prossimo anno ci sarà una moria di ditte artigiane’’

I costi alle stelle di gas e luce mettono a repentaglio i bilanci delle imprese, soprattutto delle più piccole, come quelle artigiane e le Pmi. I prezzi sono così alti che molti imprenditori stanno pensando ad un “lockdown energetico” sperando che la situazione migliori.
Secondo alcune stime il 2022 potrebbe chiudersi con un’inflazione media del 7,5%, mentre i prezzi sono destinati a salire ancora toccando un rialzo del +9,2% su base annua. Elementi che messi insieme si traducono in un peggioramento del PIL e quindi dei consumi.
“Le aziende rischiano di abbassare le saracinesche per sempre e il Governo pare non accorgersene – è la chiara ammonizione del presidente di Casartigiani Verona Luca Luppi -. La sensazione è che si stia dando poca importanza al contrasto del caro energia, così alle aziende non resterà che spegnere tutto”.
Le attività maggiormente a rischio sono le energivore come ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari fanno soffrire anche comparti manifatturieri come il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di apparecchi per uso domestico e non solo.
Purtroppo questo trend negativo le imprese artigiane lo conoscono bene: dal 2009 al 2021 infatti la Camera di Commercio di Verona ha registrato un calo del 14% (- 4mila imprese), un dato che rispecchia la difficoltà di questi tipi di impresa. Alle fine del 2021 le imprese artigiane veronesi erano 24.656, occupavano circa 59mila addetti con una media di 2,4 addetti per impresa.
“La chiusura di queste realtà causerà il licenziamento di migliaia di persone che si troveranno senza reddito – continua il presidente Luppi -. Ma sono proprio queste piccole realtà ad occupare tantissimi lavoratori e a garantire la tenuta economica e sociale del nostro territorio”.
E i timori per l’anno che verrà frenano la crescita, con gli investimenti e le assunzioni ferme al palo: “Servono maggiori aiuti da parte del Governo e politiche del lavoro capaci di gestire questo momento di crisi con veri sgravi per chi assume – conclude Luppi -. Altrimenti ci troveremo con i magazzini pieni e gente che non compra e con tutto il segmento dei beni e dei servizi congelato e le nostre imprese non possono permettersi un altro rallentamento dell’economia”.