Delaini, mare in tempesta Sono anni difficili, complicati da vicende interne, da turbolenze amministrative. Nonostante questo e l’interregno di Veggio, molte le opere impostate e concluse.

Carlo Delaini diventa sindaco di Verona nel 1970, alla guida di una giunta di centrosinistra. La sinistra democristiana aveva perso la guida della segreteria provinciale dal 1966, quando Enzo Erminero era stato sostituito da Gabriele Sboarina, esponente di spicco della correte dorotea. Delaini non era né di sinistra né doroteo. “Nel partito, ormai sempre più strutturato in correnti, lui e i suoi quattro amici venivano definiti “gli spifferi” scriverà Renato Gozzi. Da giovanissimo Delaini era stato sindaco di Bardolino, trasformando un paesetto di pescatori con iniziative, per i tempi, modernissime: sua l’idea per primo campeggio. Nel 1961 era stato nominato presidente della Camera di Commercio, gestita per dieci anni in maniera efficace e creativa, basti pensare alla nuova sede realizzata in corso Porta Nuova. Nella prima parte del suo mandato, Delaini amministra la città in continuità con le grandi scelte attuate dai sindaci precedenti. Ma il 5 febbraio 1971 l’arresto del presidente della Provincia Giorgio Zanotto, accusato di falso ideologico in materia di sanatorie edilizie, paralizza come un terremoto l’intera vita politica di Verona. Zanotto si fa 14 giorni di carcere, poi viene scagionato. Ma la vicenda lascia degli strascichi, anche all’interno del partito. Delaini nel luglio ’71 si dimette e al suo posto viene designato sindaco Leonzio Veggio, un doroteo di ferro. La sua amministrazione dura circa due anni, fino al giugno del ’73, sostituita da una giunta quadripartito Dc-Psi-Psdi-Pri guidata ancora da Delaini. In questa fase, le turbolenze della politica veronese riflettevano il confuso e drammatico periodo attraversato dalla nazione: l’autunno caldo, la crisi petrolifera con la successiva depressione economica, la bomba di piazza Fontana e il tentativo di colpo di stato del principe Borghese, i primi rapimenti delle Brigate rosse. Nel quinquennio, oltre all’approvazione definitiva della variante al Prg, il consiglio comunale vota importanti provvedimenti a favore degli anziani, con due centri sociali istituiti a Borgo Nuovo e a Veronetta e incentivi finanziari per l’assistenza domiciliare. Per l’edilizia economico popolare vengono investiti 9 miliardi: Agec realizza 500 alloggi nei quartieri e nelle frazioni, in particolare a Borgo Nuovo (116 alloggi), San Massino (49), San Giacomo (117). Ingenti investimenti vengono anche destinati agli edifici scolastici: nel 1974 sono in costruzione 50 nuove scuole e altre 20 sono in fase di ampliamento. Per la prima volta assumono priorità anche agli impianti sportivi: viene inaugurato il centro nuoto di via Galliano (il progetto era del 1968) e realizzato il primo lotto di lavori del centro Bentegodi di via Trainotti. Quasi 6 miliardi vengono impegnati per l’ampliamento della rete fognaria. Viene avviato in questi anni anche l’intervento di risanamento di Corte del Duca a San Giovanni in Valle, un progetto all’avanguardia in Italia perchè prevedeva la realizzazione di edilizia popolare in un contesto di particolare pregio artistico, risalente al medioevo, e all’interno del centro storico. Per promuovere il potenziamento dello scalo civile e commerciale dell’aeroporto di Villafranca, con l’acquisto di nuove aree, il 20 febbraio 1974 il consiglio comunale vota la costituzione della società per azioni formata da Comune, Provincia e Camera di Commercio.

di Rossella Lazzarini