I Beating Souls e il loro “colorful world’’ Nati da un’idea del tastierista Alessandro Lobosco. La band è formata da 10 artisti

I Beating Souls sono una realtà reggae nata a Verona nel 2020. Il loro fondatore è il tastierista Alessandro Lobosco.
Attualmente la band conta un organico di ben 10 artisti. Nel 2022 ha fatto uscire il primo EP, ‘Unbeaten Tracks’. Un lavoro che ha avuto successo anche all’estero, in Sud America, Finlandia, Germania e Spagna.
Abbiamo discusso con Alessandro di creatività, influenze, progetti futuri e molto altro.
Una cosa che mi ha subito colpito di voi è la lineup “corposa”. Come riuscite a far funzionare assieme 10 menti creative?
“Siamo partiti dall’idea di fare reggae. Però, quel genere è abbastanza ‘stereotipato’ a livello di voce, chitarra e sonorità. Quindi, abbiamo pensato di infilarci altri generi musicali, perché, per esempio, il sassofonista è specializzato in rockabilly e la cantante ha pure un gruppo prog metal. Io, invece, ho suonato rock blues anni ‘70, e sono passato dall’hip hop classico al pop elettronico. Quindi, abbiamo cercato di conciliare i vari gusti. Da lì sono partite le nostre strutture un po’ particolari”.
Quale vostra canzone vi rappresenta meglio?
“‘Colorful world’. Il testo descrive un po’ la nostra situazione come ‘mondo colorato’: tutti i colori fanno, assieme, un mondo bellissimo. Noi, arrivando da generi diversi, con colori diversi creiamo quell’effettazione nuova e diversa che, però, è anche bella e piacevole. Poi, c’è il messaggio che il colore della pelle non deve influire. Si sta bene tutti insieme, si cerca di fare una cosa bella assieme”.
Com’è il vostro processo creativo?
“Le canzoni partono dalle mie idee fondamentalmente. Dopodiché, assieme andiamo a fare degli aggiustamenti. Generalmente, è la cantante ad occuparsi dei testi. Dopodiché, dalla linea vocale e la base musicale andiamo ad aggiungere eventuali cose, idee. Riusciamo sempre a trovare un compromesso e ognuno porta il suo stile”.
A proposito dei testi: perché utilizzate più lingue?
“L’idea è sempre quella del ‘colorful world’. Poi, la nostra cantante è laureata in lingue e questo ci porta a spaziare. Lo facciamo anche per portare la nostra musica fuori dall’Italia. Adesso con l’album nuovo arriveranno pure altre lingue. Il chitarrista è brasiliano e conosce lo spagnolo e il portoghese. Invece, la cantante è Italo marocchina e abbiamo già composto una canzone metà in arabo e metà in francese. Vogliamo integrare più lingue possibili per cercare di avere questa particolarità. Poi, ogni lingua ha la sua musicalità e ciò porta un valore aggiunto”.
Le vostre influenze?
“Alborosie, Africa Unite, Groundation, Alpha Blondy e Mike Love. Sono tutti sul reggae, ma meno stereotipato, un po’ più prog. Ad esempio, se ascolti i Groundation noterai subito che sono ricercati. Ci sono delle parti musicali abbastanza complesse, con ritmi particolari. Invece, il reggae degli Alborosie è più stereotipato. Però, con il groove della sua voce da un senso diverso dal reggae contemporaneo. Poi, a me piacciono tantissimo i Mellow Mood perché usano l’elettronica come me”.
A “Unbeaten Tracks” seguirà un full album?
“Stiamo registrando un’LP, di circa 10 canzoni. Pensiamo di farlo uscire alla fine dell’estate 2023. Pubblicheremo un singolo verso aprile/maggio, credo. Ci saranno sempre sonorità reggae mescolate con altro. Abbiamo fatto anche un brano un po’ più pop. Poi, per la canzone in arabo e francese abbiamo cercato ritmi africani. Però, con la mia elettronica e psichedelia abbiamo fatto un’introduzione un po’ pinkfloydiana. Inoltre, per ora ti posso dire che integriamo altre due lingue”.

Giorgia Silvestri