Aglietti come Liedholm – la calda estate del ’68 La vicenda Juric restituisce alla memoria le scelte di don Saverio e del saggio Fiumi

Non c’è niente da inventare, neppure nel calcio. Juric come Cadè, Aglietti come Nils Liedholm e questo può essere anche un augurio per l’uomo che ha restituito un sogno alla città per poi svegliarsi in un incubo. Tranquillo, Aglietti, non è la prima volta che succede, non sarà neppure l’ultima. La vicenda-Juric, nuovo allenatore del Verona, restituisce alla memoria, la calda estate del ’68. Hellas promosso in A, dopo l’1-0 di Ferrara (campo neutro) col Padova. In panchina c’è Nils Liedholm, che poi diventerà il Barone e che Saverio Garonzi aveva scelto per i sogni gialloblù. Don Saverio e Liedholm, la strana coppia. Tanto flemmatico e…svedese il tecnico, quanto sanguigno e…veronese, il Commenda. Il quale, a tre/quattro giornate dalla fine, quando il Verona ha il fiatone e sembra perdere colpi, dice al saggio Fiumi, segretario tuttofare e uomo di fiducia: “Fiumi, el me ciama Cadè, con questo non se va ‘n serie A”. Dunque, Fiumi chiama Giancarlo Cadè, allenatore emergente alla guida del Mantova. Garonzi e Cadè s’incontrano, trovano l’accordo, si stringono la mano. Liedholm non sa niente, nè lo strano nervosismo di Garonzi lo preoccupa. “Presidente – gli dice prima della decisiva trasferta di Bari – le ho promesso la serie A e porterò il Verona in serie A”. Garonzi annuisce. Il Verona passa a Bari, in una bolgia infernale, dove elimina i Galletti dalla corsa promozione e torna a un passo dal sogno. Quando Bonatti batte il Padova e l’Hellas conquista davvero la A, la città esplode di gioia. E’ la seconda volta che succede, immaginatevi l’entusiasmo. Bastano poche ore, tuttavia, perchè i conti non…tornino. Mentre tutti danno per scontata la riconferma di Liedholm, Garonzi fa il…Setti della situazione. Prende stranamente tempo. Gira al largo. Evita domande insidiose. Si confronta con Fiumi per capire come fare. Ha un allenatore che l’ha portato in A, ma ha una stretta di mano che vale una firma, con un altro allenatore. E don Saverio è uomo di parola. Allora, che succede? “Fiumi, el me ciama Liedholm”. I due s’incontrano in segreto, ma Liedholm ha già capito tutto. Garonzi la prende alla larga, “…el sa, no ghe credèa più” dice a Liedholm. Svedese che capisce benissimo il dialetto e soprattutto capisce di uomini. “Presidente, non si preoccupi” gli risponde. E Garonzi: “…ho parlato con Cadè, ma se lu el vol restar, il Verona è ancora suo”. A quel punto, Nils Liedholm, autentico gentiluomo, spiazza Garonzi. “No, presidente, non posso restare, non sarebbe giusto. Lei ha dato la parola a Cadè e lei non può tradire la parole data”. Giancarlo Cadè divenne così il nuovo allenatore del Verona, Liedholm stringe la mano a Garonzi senza serbare rancore. Cadè porterà in alto il Verona di Bui e Traspedini (i Pazzini&Di Carmine dell’epoca, anche questo è un augurio…), che darà spettacolo in una bellissima stagione. Liedholm comincerà il suo giro d’Italia che ne farà un protagonista assoluto e lo riporterà poi a Verona quasi al tramonto. Questo accadeva esattamente 51 anni fa. Stessa città e stessa maglia. Restò allora l’amarezza per Liedholm, così come resta oggi quella per Aglietti. Cadè fu accolto con un po’ di scetticismo, lo stesso che (forse) accompagna oggi Juric. Poi il campo spazzò via ogni ombra. E se succedesse anche oggi?