Agriturismi, stagione salvata in parte Si prevede di chiudere il 2020 con una perdita di fatturato media attorno al 60%

Il pienone di fine luglio e agosto nelle località immerse nella natura ha salvato in parte l’annata degli agriturismi veneti, partita con il lockdown di primavera che ha quasi azzerato le presenze fino a fine giugno. Grandi assenti sono stati gli stranieri, che hanno preferito restare nel loro Paese per timore di contagi o di essere sottoposti a quarantena, mentre c’è stato un buon recupero con il turismo di prossimità – veneti e lombardi soprattutto – e anche con la ripresa dei banchetti per i matrimoni e gli eventi all’aperto.
“Considerata la pandemia, ci aspettavamo una catastrofe. Basti solo dire che a fine giugno segnavamo in media l’80 per cento in meno di presenze – sottolinea Leonardo Granata, presidente regionale di Agriturist, l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura -. Grazie al recupero di agosto, prevediamo invece di chiudere il 2020 con una perdita di fatturato media attorno al 60 per cento. Dati negativi, ma comunque migliori di quanto ci aspettavamo. I conti si faranno comunque a fine anno, perché ci auguriamo che non ci siano ritorni di fiamma del virus, come sta accadendo all’estero e in Italia a macchia di leopardo. Possiamo dire intanto che chi fa ristorazione ha lavorato di più degli altri e ha potuto recuperare anche con le cerimonie per matrimoni, anniversari e compleanni. La richiesta di distanziamento ha spinto a incrementare le attività all’esterno, dai picnic alle biciclettate alle passeggiate a cavallo. Gli agriturismi meno strutturati, o con solo alloggio, hanno sofferto di più, così come chi dispone di suite o mini appartamenti per lunghe permanenze di turisti stranieri. Prevedibilmente, se la pandemia non tornasse a manifestarsi con intensità, si potrebbe prevedere una consistente ripresa nel 2021 e quindi un ritorno alla piena attività nel 2022”.

Più pessimistica la visione di Alessandro Tebaldi, presidente di Agriturist Verona, titolare dell’agriturismo Corte Attilea sul Mincio: “Per quanto mi riguarda, abbiamo lavorato un paio di settimane in agosto. Sono venuti turisti inglesi, tedeschi e olandesi, con molto timore ma alla fine soddisfatti. Per il resto calma piatta. In luglio ho fatturato il 10 per cento dell’anno scorso, in agosto il 40 per cento, in settembre siamo di nuovo in grande calo. Su base annua le perdite superano sicuramente il 60 per cento. Gli anni scorsi avevamo molti ospiti in autunno, grazie a una clientela affezionata di israeliani che invece ora è in lockdown. Speriamo che ora qualcosa arrivi grazie al bonus vacanze, perché ci sarà la corsa per spenderlo. Poi vedremo come andrà il 2021. Dovremo lavorare molto sulla promozione e sull’organizzazione di eventi, perché manifestazioni come quella dei “Picnic in vigna” fanno conoscere le nostre aziende e i nostri prodotti”.

Carlo Ederle, dell’agriturismo San Mattia, è riuscito a lavorare tra consegna di prodotti e pasti a domicilio e ristorazione: “Con il ristorante ho lavorato ai livelli dell’anno scorso, ma il problema vero è stato con gli alloggi. Troppa offerta e pochi turisti. Inoltre la mini stagione lirica non ha inciso sulle prenotazioni. Ho avuto un buon giro in luglio e agosto, meglio ancora in settembre, però abbiamo dovuto calare parecchio i prezzi, perché bastava che alzassimo di qualche euro per vedere bloccate le prenotazioni. Nelle ultime settimane abbiamo avuto parecchi tedeschi: probabilmente il timore di un nuovo lockdown li ha spinti a fare una vacanza mordi e fuggi in Italia. L’annata, se mettiamo pure nel conto la tromba d’aria che ha distrutto uva e olive, è da dimenticare. Speriamo in una ripresa nel 2021”.