Alla Molinara, ma Zac non c’è. “E’ in viaggio, va a Coverciano”. E Juric applaude: “E’ un figlio” Il personaggio. Il ritratto di Zaccagni, al debutto in azzurro

Il lunedì a pranzo tra i tavoli della Trattoria La Molinara nel cuore del Nobil Rion de la Carega si parla solo di calcio. Mattia Zaccagni ne è assiduo frequentatore, e come lui altri giocatori del Verona. Mattia, però al suo solito tavolo vicino all’ingresso non c’è. Sta viaggiando verso Coverciano per la prima chiamata in azzurro della sua carriera. Alessandro e Filippo, i titolari, sono due allegroni: «Oggi Zac non c’è – confermano -. Ha però telefonato da Milano, Calabria (il terzino destro del Milan, ndr)…» E che ha detto? «Ci ha chiesto se fosse qui, perché nemmeno lui domenica sera a San Siro lo ha visto». Risate in sala. In effetti Zaccagni sull’erba pregiata del Meazza al povero Calabria ha fatto venire le traveggole. Due finte secche e via, lui di qua, l’altro di là. Nottataccia condita dall’autogol proprio su botta di Zac. Prestazione superba quella di Mattia, una costante di questi ultimi tempi.
Che la convocazione in azzurro fosse ormai nell’aria lo si sapeva. Juric gliel’aveva preannunciata da tempo: «Se Zaccagni imparerà a essere più incisivo negli ultimi 20-25 metri, può ambire alla Nazionale» aveva profetizzato il tigrotto spalatino in tempi non sospetti.
Mattia ha 25 anni e la stoffa del calciatore completo: è ben strutturato fisicamente, ha elasticità di movimento, scatto, tecnica sopraffina, ed è un tipo sveglio, uno che le situazioni le sa leggere al volo. Portato talvolta a eccedere, tendeva ad andare a strappi; con la maturità e un martello come Juric che gli sta addosso, sta migliorando anche in quello.
«Non mi sorprende la convocazione di Mancini, per me Mattia era un predestinato, ho sempre pensato che il suo destino si sarebbe colorato di azzurro. L’altra settimana gli avevo mandato un sms con scritto: ’sei pronto per Nazionale’?».
Così racconta Massimo Zanini, l’allenatore che lo lanciò da ragazzo, a soli 17 anni, tra le fila del Bellaria in C2 nel campionato 2012-2013.
Romagnolo di Bellaria, figlio di una famiglia albergatori (anche papà Fabio giocava nel Bellaria), i primi calci Mattia li ha mossi lì.
Nell’orbita del Verona gravita dal 2013 quando aveva 18 anni, prima con la squadra Primavera, poi in prima squadra: nel mezzo due esperienze a farsi un po’ di ossa a Venezia e Cittadella. Con Andrea Mandorlini il debutto in serie A nel 2015 il 23 settembre del 2015 a San Siro contro l’Inter; con Fabio Pecchia nell’anno della promozione il lancio definitivo. L’operazione al tendine rotuleo gli ha fatto saltare la prima stagione in serie A, annus horribilis per il Verona sprofondato in B.
Al rientro, Mattia è stato uno dei protagonisti della sofferta risalita. Con Juric ha trovato il maestro ideale: «Mattia è diventato più tosto, è fra i giocatori più intelligenti che abbia mai allenato perché fa giocare bene i compagni – spiega Ivan Il Terribile -. La convocazione in nazionale è per me una gioia personale. Lui e Pessina (altro deb in azzurro, ndr) sono dei figli». La scorsa primavera Mattia ha superato il Covid, sebbene da asintomatico, e poi ha ritrovato il passo.
«Questa dovrà essere la stagione della mia consacrazione» aveva promesso in estate. Col Verona ha un contratto fino a giugno del 2022 e in città sta benissimo: «Non escludo di poter diventare una bandiera di questo club» ha detto. Bel pensiero. Intanto godiamocelo, poi si vedrà.
Elle Effe