Amanda, storia di una giovane ribelle Un’originale racconto di formazione. Esordio cinematografico di Carolina Cavalli

Amanda è una venticinquenne di famiglia benestante, ha vissuto a Parigi, va spesso al cinema e i suoi genitori pagano l’affitto di un appartamento tutto per lei. Amanda, però, non ha amici e non ricorda di averne mai avuti. Si comporta da ribelle in piena fase adolescenziale, la sua bocca non sembra conoscere alcun filtro e si aggira quotidianamente per le strade della sua città alla ricerca di rave abusivi, durante i quali tenta di conoscere nuove persone.
Esordio cinematografico di Carolina Cavalli – qui regista e sceneggiatrice -, Amanda è stato presentato nella sezione Orizzonti Extra identificandosi come una delle storie di formazione italiane più originali degli ultimi anni. Nel suo voler inquadrare i temi tipici del genere, l’opera prima della giovane regista mette in scena personaggi interamente assorbiti da sé stessi e dalla loro incapacità relazionale: sempre più tormentati e inadatti al mondo che li circonda, i giovani ventenni protagonisti si trovano sempre più soli, tagliati fuori dalla realtà lavorativa e sociale per la quale erano stati educati e che in qualche modo si è rivelata inadeguata alla loro generazione. Questa disperata ricerca di una compagnia nella quale sentirsi al proprio posto viene rappresentata attraverso dialoghi brillanti ed esilaranti, capaci di tenere alto il ritmo della narrazione anche nelle scene in cui, di fatto, quasi nulla sembra accadere. I momenti più riusciti sono quelli che si sviluppano nello spazio famigliare, tra genitori insofferenti per l’inettitudine della loro figlia minore, una figlia maggiore divorziata con una bambina altrettanto problematica e la domestica, unico personaggio dotato di quell’intuizione necessaria per avvicinarsi alle problematiche della protagonista. Benedetta Porcaroli interpreta con grande efficacia il personaggio di Amanda, una figura scritta con cura e ironia e che si affianca agli altri protagonisti di questa realtà insieme assurda e verosimile, tra i quali troviamo anche un’ottima Giovanna Mezzogiorno e l’esordiente Michele Bravi. Se un difetto va trovato, si potrebbe osservare che di tanto in tanto il caos esistenziale della giovane donna rischia di esaurire l’intero racconto, soffocando il contorno e limitando la prospettiva, ma sono solo piccole mancanze per un film capace di individuare con tale precisione un fenomeno di disagio sociale che non sarebbe eccessivo definire generazionale e contemporaneo.

Voto: 8.5

Maria Letizia Cilea