Amia “pesca’’ le tartarughe americane. Intervento a tutela dell’ecosistema di Bosco Buri Prelevate e trasferite in un centro di raccolta temporaneo nel vivaio al Chievo

Sono circa una trentina gli esemplari di tartarughe palustre americana prelevati dal Comune di Verona in coordinamento con Amia presso il parco di Bosco Buri e trasferite al centro di raccolta temporaneo, allestito nel vivaio comunale di via delle Diga al Chievo. Un intervento mirato e congiunto, effettuato per la prima volta nel territorio veronese, finalizzato alla salvaguardia dell’habitat e dell’ecosistema, non soltanto dell’ampia area verde del parco Buri, ma dell’intera zona limitrofa al fiume Adige. Questa tipologia di testuggine infatti, venduta spesso come animale da compagnia è inclusa nella lista tra le peggiori specie invasive al mondo, rappresentando una serie minaccia per l’equilibrio ambientale e degli habitat naturali. Una razza non autoctona che, se abbandonata e rilasciata nell’ambiente, può causare gravi danni, diventando un vorace predatori di anfibi, pesci, insetti, uova e piante acquatiche ed incidendo pesantemente sulla vita delle specie locali. Per questo motivo, al fine di contenere l’impatto della specie americana all’interno del parco Buri, dove le tartarughe continuavano a riprodursi presso uno stagno presente in riva al fiume, l’amministrazione comunale ha deciso di intervenire con un progetto di eradicazione e trasferimento degli esemplari presso un’apposita struttura appositamente realizzata presso il vivaio comunale. Le trenta testuggini, di peso superiori anche ai 2 chilogrammi, sono state posizionate in un container scarrabile di grandi dimensioni, fornito gratuitamente da Amia. Operatori della società di via Avesani hanno inoltre provveduto a riempire di acqua il contenitore per consentire agli esemplari di alimentarsi e termoregolarsi. Tecnici del Comune si occuperanno periodicamente del monitoraggio e dell’alimentazione degli esemplari. Le testuggini rimarranno presso la postazione del Chievo qualche mese, in attesa del completamento dei lavori di realizzazione del nuovo centro di Recupero Regionale per le specie invasive di Porto Viro. La crescente diffusione nell’ambiente di questa razza, causata dagli abbandoni volontari e i conseguenti danni e rischi per la conservazione delle specie autoctone, hanno determinato la necessità di intervenire, vietandone tramite un decreto legislativo dell’UE, l’importazione, la detenzione, l’allevamento, il commercio.