Autonomia, è una corsa ad ostacoli “Evidenti pressioni politiche per tentare di avvelenare i pozzi e rallentare il processo”

Una strada irta di ostacoli. L’ultimo nei giorni scorsi, le dimissioni di quattro autorevoli componenti del Comitato per l’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni-Lep: due ex presidenti della Corte costituzionale, Giuliano Amato e Franco Gallo, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini. Ma per il segretario provinciale della Lega di Verona, l’europarlamentare Paolo Borchia, il treno ormai è partito e nessun ostacolo potrà fermare l’approvazione del disegno di legge del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli sull’autonomia differenziata, che prevede la possibilità di trasferire dallo Stato alle Regioni la competenza su 23 materie, sia in ambito culturale che economico.

Onorevole Borchia, le dimissioni dei quattro esperti dal Comitato per i Lep rallenteranno il processo per l’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata? “No, non cambia niente. Il Comitato di esperti passa da 62 a 58, e sono ancora troppi. Mi sembra del tutto evidente che ci siano delle pressioni politiche per tentare di “avvelenare i pozzi” e rallentare un processo richiesto a gran voce dai cittadini non solo del Veneto, ma anche di altre regioni’.

Il nodo però mi pare l’aspetto finanziario legato alla riforma: il Comitato deve individuare solo i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, o deve individuare anche le risorse finanziarie collegate? “Direi che individuare gli aspetti economico-finanziari spetta alla Ragioneria dello Stato. Il Comitato di esperti credo che debba limitarsi a individuare i livelli essenziali delle prestazioni”.

Quindi secondo lei anche il tema degli eventuali maggiori oneri per lo Stato va affrontato successivamente? “Questa è una riforma che deve portare ad una maggiore equità ed efficienza e soprattutto a razionalizzare la spesa pubblica, evitando gli sprechi. Non parto quindi dall’idea che, per forza di cose, sia una riforma che va ad appesantire ulteriormente i costi dello Stato”.

Scusi onorevole Borchia, ma in un governo statalista come questo della premier Meloni, c’è da aspettarsi che il disegno di legge per l’autonomia differenziata incontri degli ostacoli. “In fase di campagna elettorale tutte le forze di centrodestra sono state chiare. Per quel che riguarda la Lega, il tema dell’autonomia è stato individuato fra quelli prioritari. Anzi, direi fra quelli dirimenti per far partire questo governo. Gli altri partiti si sono accollati un impegno ben preciso, per cui ritengo che ora questo impegno vada rispettato. Vorrei evidenziare che abbiamo avuto oltre 2 milioni 300 mila veneti, che nell’ottobre 2017 si sono espressi in maniera chiara sulla volontà di autonomia: adesso la politica deve dar corso a questa volontà. Anche perché questi 2 milioni 300 mila veneti non rappresentano l’elettorato della Lega, ma rappresentano un elettorato trasversale in termini di sensibilità politica”.

Quindi un voto così ampio chiama in causa anche gli altri partiti. “Certo, è del tutto evidente che la responsabilità politica va estesa anche agli altri partiti.E non solo a quelli di governo. Penso che anche gli esponenti del Pd debbano fare una bella riflessione su questo tema: non possono pensare di professarsi autonomisti soltanto in fase di campagna elettorale e poi, una volta perse le elezioni, sollevare una serie di problemi che prima del voto erano stati ignorati”.

Onorevole, non c’è il rischio che l’autonomia differenziata possa aumentare il divario tra nord e sud? “Prima di tutto questa riforma deve rappresentare uno stimolo ai politici locali per diventare più responsabili nell’utilizzo delle risorse. E poi, è un dato di fatto che la forma di Stato centralista non ha dato risposte adeguate al problema della disuguaglianza fra regioni. Quindi, cosa dobbiamo fare? Vogliamo continuare ad andare avanti così, sempre con la stessa forma di Stato centralista, che in tanti anni non è mai riuscito a ridurre le disuguaglianze?”.

Rossella Lazzarini