Avanti tutta! Il giorno della svolta (speriamo) Verona è ripartita dopo tre mesi infernali, ma sono moltissime le incognite, tra controlli a tappeto e conti da far quadrare

Foto di Renzo Udali

Controlli a tappeto per stra­da (anche per gli apposta­men­ti con l’autovelox è sta­to il giorno della ripar­tenza), in azienda, e nei ne­gozi: a due parrucchieri del centro sono capitati agenti in bor­ghese prima delle 8 del mat­­­tino. La città è stata su­bito passata al setaccio e chi tra imprenditori, esercenti e negozianti in queste settimane riuscirà a non incappare nemmeno in una sanzione avrà com­piuto il miracolo. Per il resto poca gente ai tavolini dei bar (che hanno avuto ap­pena 24 ore di tempo per prendere le mi­su­re), e ri­storanti che cer­che­­ranno di ripartire con convinzione nel fine setti­ma­na, soprat­tutto quelli del lago: se Ve­rona ha dato im­media­ta­mente alcuni se­gna­li di risveglio, da Pe­schie­ra a Garda – dove qual­cuno pur si è visto – si aspetta il we­ekend, che si preannuncia all’insegna del primo gran caldo estivo. Tra la gente regna ancora l’in­cer­tezza, te ne accorgi al­lungando l’o­­recchio: “Valgo­no le leggi di Conte o quelle di Zaia?; “Sabato possiamo trovarci a casa con gli amici?; “C’è an­cora la re­gola dei con­giun­ti?”. L’or­di­nanza regio­na­le recita: “E’ vietato ogni as­sem­bra­­men­to tra non con­viventi in pro­prietà pub­blica e privata”. Dopo tre mesi la politica non ci ha an­cora spiegato cosa in­tende per “assem­bra­men­to”: quante persone, a che distanza, per quali fi­na­lità. Boh. Si può fare una gri­glia­ta con per­so­ne estra­nee al nucleo fami­lia­re? Spia­ce, ma non ab­biamo u­na ri­spo­sta. Intanto la Bra e piazza delle Erbe hanno riaccolto i veronesi. Per i tu­risti dovra­nno aspet­tare al­meno un paio di set­timane, ed è per questo che nei lo­cali del Li­ston l’atmo­sfera è ancora da quaran­tena. Mol­ti locali proveranno a rimet­tersi in piedi. Altri, in­vece, si sono convinti che non è aria. E’ il caso dello chef Giancarlo Perbellini che gio­vedì ria­prirà soltanto due dei suoi sette locali: la piz­zeria Du de Cope e la ta­passeria Tapasotto. “Non pos­siamo ria­prire con que­sto livello di incertezza” ha spiegato al­l’Agi. “Ora man­ca il turismo e non riu­sciamo a immagi­nare se l’e­conomica si ri­prenderà, quan­do e co­me. Come fac­cia­­mo a ria­prire?”. Per altri tre locali (Locanda Quattro Cuochi di Milano, ristorante Al Capital della Cittadella e pasticceria XDol­­ce Locan­da) attenderà probabil­men­te fine mese. “Non bisogna dimenticare che la cassa integrazione l’ab­­biamo anti­cipata noi a tutti i nostri di­pendenti e che avevamo chiesto i prestiti a garanzia statale per cinque dei nostri locali e che, sono passati due mesi, a oggi non ab­biamo visto nem­meno un cen­tesimo” ha con­tinuato lo chef. “Come al solito ci sia­mo salvati da soli e con le nostre forze, ma non a­vremmo potuto a­spettare an­cora. La ria­pertura era ne­cessaria. Ora speriamo in u­na risposta adeguata del mercato”. L’u­ni­ca cer­tezza è che i dati del con­tagio, in Ve­neto, so­no crol­lati: a Ve­rona due soli nuovi positivi nelle ultime 24 ore. Undici, in to­tale, in tutta la regione. I pros­simi dieci gior­ni ci di­ranno se la ria­pertura totale avrà prestato il fianco al vi­rus o se invece l’infezione sarà scesa ul­teriormente.