Bang! E Di Donna divenne Immortale Wang sbaglia l'ultimo colpo e "...l'argento diventò oro". Il racconto del campione

Raffaele Tomelleri
L”immagine è forte, ma rende bene l’idea. “Hai presente una lavatrice? Ecco, quando gareggi, finchè sei un campione in attività, sei come dentro una lavatrice. Giri e continui
a girare, non hai neanche il tempo di pensare, a volte di
godere appieno dei successi che centri. Vinci l’oro olimpico? Bene, poi devi già pensare al prossimo obiettivo, il mondiale, Poi l’europeo, poi quell’altra gara. Sì, sei felice, un oro ti cambia la vita, ma non hai tempo per pensare, devi solo stare sul pezzo, concentrato, vietato abbassare la guardia, perchè se arrivare è difficile, restare in alto lo è molto di più”.
Parole e musica di Roberto Di Donna, quello che “vinse un oro che era già stato annuciato come argento”. “Mi ricordo, c’era Stefano Bizzotto, un grande, che commentava la gara. Prima del colpo di Wang, che sembrava infallibile, Stefano aveva già esultato per la mia medaglia d’argento. Poi arrivò il clamoroso errore di Wang e lì Bizzotto urlò felicissimo. “E’ oro, è oro”.
Di Donna ricorda e usa un aggettivo che rendbene l’idea: “Un oro alle Olimpiadi ti proietta tra gli Immortali dello sport. Un oro dura per sempre, ancora oggi mi fermano, mi chiedono, si ricordano. La gente è così, le Olimpiadi poi
sono speciali, soprattutto per quegli sport, come il mio, che
hanno un quarto d’ora di celebrità ogni 4 anni”.
Quello sparo, quell’oro, “…fu importante non solo per me,
ma per tutto il movimento. Perchè quando vinci, è più facile
creare attenzione, attirare interesse, anche tra i giovani.
Campriani, tanto per dire, ha sempre detto di essere cresciuto col mio poster in camera, diciamo che ha seguito le mie gesta, la mia strada”.
Parla di “…privilegiati, gli atleti lo sono e forse non se ne conto”. “Perchè -spiega – in fondo, noi siamo riusciti a far diventare lavoro quella che era la nostra passione, un nostro hobby. E poi, lo sport ad alto livello, non è solo vincere, ma
è confronto, stimolo a migliorarti, conoscenza. Io mi ricordo ad esempio le gare prima della caduta del Muro di Berlino, tra est e ovest non c’era comunicazione. Sembrava impossibile che le cose potessero cambiare. Respiravi la storia, una gara non è mai soltanto un evento sportivo. Ecco, ti rendi conto, quando
sei a certi livelli, che è comunque bello esserci, poi vincere
non sempre è la cosa più importante”.
E poi arriva sempre un dopo. “Già, c’è sempre il momento in cui la…lavatrice si ferma. Arriva per tutti il momento di chiudere, anche se non lo vorresti mai. E lì è dura, per tutti. Prima è come se tu vivessi in un mondo in cui tutto gira intorno a te. Poi, quel mondo si ferma, tocca a te girare, reinventarti giorni diversi, spazi che non avevi mai pensato. Io sono stato fortunato, sono rimasto nell’ambiente e oggi sono responsabile dei “grandi” della Nazionale, dopo aver lavorato con i giovani. Giro quasi come prima, sono rimasto nel mio mondo. Ma non per tutti è così. E’ l’altra faccia della medaglia, che spesso ti trova impreparato. Perchè lo sport, che è bellissimo, è solo una parentesi. Quando finisci, comincia la vita”.