Baschirotto fa rima con sacrificio. Il trascinatore del Lecce ha solide radici a Verona Nato a Isola della Scala, 26 anni, genitori di Nogara e una vita nel Basso Veronese

Dieci anni. Di sacrifici, di impegno, di miglioramenti continui. Supportati da un credo imparato in famiglia, il lavoro. Federico Baschirotto torna a Verona da leader e trascinatore del Lecce di un ex di valore come Marco Baroni. I salentini sono una delle belle sorprese di questa stagione e Baschirotto ne incarna alla perfezione il ruolo. Combattente mai domo. Jolly indispensabile, l’anima della squadra giallorossa. Un figlio di Verona che l’Hellas lo ha visto solo in televisione. Perchè Baschirotto ha fatto la gavetta, quella dura, quella che per molti, tanti, significa una carriera da comprimario, giocata sui campi della periferia del calcio. Il sogno del professionista che sovente non si realizza.
Nato a Isola della Scala, genitori contadini, nel senso più nobile di questa definizione, di Nogara, giovanili con il Legnago. Una vita nella Bassa veronese. Sino ad arrivare alla prima squadra di quel Legnago stagione 2013-2014. Allenatore Lorenzo Di Loreto, che ha visto la B a Rimini da calciatore, una squadra, in quella serie D, ricca di talenti veronesi. Come Luca Viviani e Lorenzo Zerbato le attuali anime del Caldiero del presidente Filippo Berti che di quel Legnago erano le vedette. Ma di quel giovane si ricordano davvero bene.
“Federico era un giovane, anzi giovanissimo. Si vedeva che aveva un fisico importante per la categoria – afferma Zerbato – certo non quello attuale. L’ho visto poi nei tornei estivi e si vedeva che era un ragazzo che aveva una cura particolare del proprio corpo, della propria fisicità. Era bravo non certo come adesso. E’ migliorato tantissimo sotto il profilo tecnico e tattico. Sono contento per lui perchè era uno determinato, si intuiva che avrebbe potuto fare una buona carriera, francamente non così importante”. Quel giovane cresciuto nelle giovanili del Legnago se lo ricorda bene anche Luca Viviani che di quel Legnago era il punto di forza visto che era arrivato nella Bassa dalla categoria superiore.
“Giocava terzino destro – afferma il fratello di Elia, olimpionico nel ciclismo – era alto, fisicamente messo bene ma non certo così. Ha lavorato tanto e questo è un suo merito. Ma sono d’accordo anch’io con Zerbato, voleva arrivare, aveva tanta voglia e questo penso sia stato il suo segreto. Ci siamo visti spesso in seguito anche perchè il fratello Francesco ha giocato con noi a Caldiero sino a pochi giorni fa. E’ bello vedere dove è arrivato. Ma non me ne voglia, sabato non faccia scherzi al mio Verona”.