Campo largo contro il centrodestra “Nessuna nostalgia dell’era Tosi” L'intervista. La replica del Pd all'ex sindaco. Alessia Rotta, segretaria cittadina dei Democratici: “Da Lega, Forza Italia e FdI sempre lo stesso spettacolo da anni. Tempo di cambiare”

mentare del Pd, segretaria cittadina e consigliere comunale la tocca piano: “Non accettiamo lezioni da Tosi, da un ex sindaco che in dieci anni non ha messo neppure un mattone per il filobus e ora critica di lentezza chi in un anno e mezzo ha aperto i cantieri e li sta portando avanti”.
Ma lo scenario è più ampio delle mura di Verona e coinvolge il panorama regionale dove il centrodestra si sta dilaniando tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia sul dopo Zaia: chi sarà il candidato presidente? Nell’intervista di ieri a La Cronaca di Verona il deputato di Fi Flavio Tosi ha fatto capire di essere in corsa per la Regione e che la trattativa per il 2025 quando si voterà per il Veneto e altre 8 regioni, partirà solo dopo il voto europeo, vero e proprio banco di prova delle forze in campo. Ma il centrosinistra cosa pensa di fare? Resterà a guardare senza toccare palla in un Veneto a trazione centrodestra? Come può pensare di entrare in gioco?
Rotta, è vero che ci sono ipotesi di accordi con parti del centrodestra per spaccare quel fronte?
“Arrivano anche a me voci di ipotesi e scenari francamente surreali, che ritengono possibile che in centrosinistra appoggi Tosi per spaccare quel fronte. Ritengo tutto ciò inverosimile”.
Invece cosa potreste fare? Campo largo?
“Sì, dobbiamo ragionare in modo diverso, creando una scomposizione dei blocchi antichi e precostituiti, così come è stato fatto a Verona con Tommasi e a Vicenza con Possamai e anche a Padova. Solo in una di queste tre città il sindaco è del Pd, per il resto sono espressione di realtà civiche”.
L’esperienza delle città trasferita in Regione?
“Noi dobbiamo creare un campo largo alternativo al consueto e vecchio blocco Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia dove i protagonisti e i volti sono sempre gli stessi, cambiano magari la casacca ma i personaggi sono sempre quelli, un sistema che ormai mostra i segni del tempo, basti pensare che Zaia governa da tre mandati, ma ora si vuole ancora riproporre tutto questo”.
E secondo lei il Veneto sarebbe pronto a cambiare? I tempi sarebbero maturi con Fratelli d’Italia che viaggia verso il 30%?
“Ma quello che offrono non è francamente un bello spettacolo. Noi dobbiamo essere in grado di proporre una visione nuova per un Veneto moderno, una regione europea capace di cogliere le sfide di questo tempo e del futuro. Qual è l’orizzonte che propone il centrodestra? Ancora l’autonomia differenziata? Lascia il tempo che trova…”
E invece?
“Invece pensiamo a un Veneto che raccoglie le sfide delle nuove tecnologie produttive per l’agricoltura e l’impresa, che vuole le infrastrutture e i trasporti efficienti, che valorizza il lavoro, che investe sulla sanità e il sociale, che difende l’ambiente evitando altro consumo di suolo e mette un freno all’inquinamento. Adesso anche Zaia si accorge che mancano i medici: ben arrivato. Ma non eravamo una eccellenza. E invece abbiamo le liste d’attesa”.

“Nel 2024 Verona cambierà passo”

Prima delle regionali ci saranno le Europee: la segretaria del suo partito Elly Schlein deve candidarsi?
“Non ha bisogno di candidarsi per far contare la sua leadership; non è costretta a raccogliere la sfida della Meloni. Deciderà comunque la comunità democratica come sempre nel nostro partito”.
Ma il 2024 sarà un anno importante anche per l’Amministrazione comunale di Verona a guida Tommasi: Tosi ha detto che è troppo lento…
“Lo dice uno che da sindaco in dieci anni non ha fatto nulla per la filovia e non è riuscito neppure a iniziare il Traforo, la sua opera manifesto nonostante avesse grande consenso e ampia maggioranza. Non abbiamo alcuna nostalgia di quei dieci anni nei quali per esempio non c’era neppure un assessore alla Cultura, sono stati svenduti i palazzi della cultura per fare uno scambio con Cariverona e si è finiti nei guai con Goldin per le mostre. Per il filobus impostato da Sironi e Zanotto non è stato fatto nulla e ora Tommasi che in un anno e mezzo porta avanti i cantieri sarebbe lento? Vogliamo ricordare il Polo finanziario, il Cimitero verticale e l’aeroporto guidato da Bortolazzi? No guardi, nessuna nostalgia”.
Però il periodo di prova per l’amministrazione Tommasi pare finito, ora nel 2024 ci si aspetta qualcosa di più no?
“Sono d’accordo, l’Amministrazione comunale era nuova completamente, ha avuto bisogno di tempo per entrare in empatia con i veronesi, ha avuto comprensibili sviste per inesperienza, non è vero che tutto è andato bene, ci mancherebbe. Ma non c’è stata alcuna partigianeria, non ci sono state scelte di parte per questa o quella categoria. Adesso il 2024 sarà l’anno delle realizzazioni, il periodo di prova è finito”.
Da dove si comincia?
“Penso all’urbanistica con le scelte del nuovo Pat per lo sviluppo della città; penso ai lavori all’ex Arsenale che finalmente partono, al rifacimento dello stadio Bentegodi, al rilancio di aziende pubbliche come l’Amia che è scivolata tra le peggiori per raccolta differenziata. E penso alle scelte per il Centro storico: il piano per la sosta in realtà si porta dietro una filosofia di città per equilibrare i rapporti tra i residenti e l’overtourism che riguarda anche Verona. Abbiamo il problema delle locazioni selvagge, della sosta, della Ztl che va chiusa, di una città che deve trovare un nuovo equilibrio tra chi la abita e chi la visita. E non dimentichiamo il parco delle Mura che dovrebbe decollare finalmente grazie alle concessioni demaniali e si dovrà decidere come renderlo attivo e praticabile. Non siamo noi quelli che fanno centri commerciali, questa era l’abilità di Tosi che ha realizzato Adigeo…”.

m.batt