CAVALLO, TREND IN CRESCITA OLTRE 40MILA GLI OCCUPATI I risultati presentati a Fieracavalli. I settori importanti sono legati al campo agricolo, l’agriturismo, l’ippoterapia e il turismo

Negli ultimi dieci anni il numero degli equidi è cresciuto del 45,4%, passando dai 318.136 del 2006 ai 462.539 del 2016. La maggior parte, 420.000, sono cavalli, seguiti da muli, asini e bardotti. Un boom di crescita legato in buona parte alle attività legate all’universo agricolo, che da un lato ha proceduto al recupero e alla salvaguardia del patrimonio zootecnico, e dall’altro ha registrato una grande riscoperta del cavallo in ambiti come quelli dell’agriturismo, dell’ippoterapia e del turismo equestre in generale. Sono i dati che emergono dalla ricerca “Il cavallo: una realtà poliedrica”, realizzata dall’ufficio studi di Confagri­coltura Veneto con l’ufficio studi della Cgia di Mestre, presentati nell’ambito di Fieracavalli alla presenza del sottosegretario alle Politiche agricole Giu­seppe Castiglione (con delega all’ippica), del consigliere regionale e presidente della commissione agricoltura Ser­gio Berlato, del direttore della Cgia di Mestre Renato Mason, del presidente di Confagri­coltura Veneto Lo­dovico Giu­stiniani, del direttore di Confa­gricoltura Veneto e Verona Luigi Bassani e del presidente di Confagricoltura Verona, Paolo Ferrarese. Nel quinquennio 2010-2015 sia il numero degli asini che quello dei cavalli appartenenti a razze autoctone è più che raddoppiato, grazie alla politica di salvaguardia e recupero di razze tipiche di alcuni luoghi e delle culture locali portata avanti dalle aziende agricole. In particolare, per gli asini “tipici” si è registrata una crescita del 129%, mentre per i cavalli “tipici” la crescita è stata del 121%. Un incremento che ha influito positivamente sull’economia e sull’indotto che girano attorno all’universo del cavallo, con numeri sempre più importanti e in crescita. Gli occupati nel settore ippico, incluso tutto l’indotto, sono tra i 40.000 e i 50.000, suddivisi in realtà poliedriche ma con una linea ascendente soprattutto nelle attività legate all’agricoltura. Di questi, tra 8.000 e 10.000 sono artieri, stallieri e addetti all’allevamento: si tratta di lavoratori dipendenti, che si occupano del benessere psicofisico del cavallo e della manutenzione delle strutture. Sono invece 2.861 le aziende agricole dedicate prevalentemente all’allevamento di cavalli e altri equidi, con ricadute sull’occupazione e sull’indotto. Numero consistente anche quello dei veterinari, che si occupano di zootecnia e/o cavalli di equitazione, che assommano a 1.470. Gli altri occupati si suddividono tra centri di equitazione, maneggi e impianti sportivi, ippodromi, maniscalchi artigiani che si occupano della ferratura del cavallo, oltre ai lavoratori delle associazioni di allevatori impegnati ad assicurare la tutela e la conservazione della razza equina: controllori zootecnici, informatici, amministrativi, gene­tisti e tecnici di laboratorio, personale addetto ad altre attività. “Questi dati confermano che il settore è in grande crescita – ha detto il sottosegretario Giu­seppe Castiglione -, anche grazie a un legame sempre più stretto con la biodiversità, la natura e il territorio, elementi che spingono verso la salvaguardia e la riscoperta del cavallo italiano“.