“Ciao capitano, non dovevi scappare” Il saluto dei compagni a Pino Wilson, capitano della grande Lazio, icona di un’epoca perduta

Se n’è andato Pino Wilson, se n’è andato un capitano. Il mondo del calcio lo ha ricordato commosso, come si ricorda uno dei grandi interpreti dei favolosi anni ‘70. Tutti i compagni ne hanno parlato ricordandone il carisma, la personalità. Oltre, ovviamente, alla sua bravura.
Luigi Martini, uno dei protagonisti di quella Lazio campione d’Italia, ha deciso di dedicare una lettera al suo amico ed ex compagno di squadra Pino Wilson intitolata “Il Capitano”. E’ una lettera commovente, che vale la pensa di leggere. Perchè, se qualcuno non ha idea di cosa significhi essere capitano, qui, se la può fare benissimo…
«Pino ma che hai fatto! Ti sei distratto e ti sei fatto infilare dalla morte. Eppure lo sapevi che gli stiamo antipatici noi di Maestrelli. Ne avevi fatto cenno un po’ di tempo fa quando mi dicesti: “Anche Tiziana si è presa, ma perché non ci lascia in pace”. Caro Pino non ci lascia in pace, è vero! Non lo fa perché noi abbiamo accettato la sfida che ci ha lanciato quando ha portato via Tommaso. Io mi ricordo, tu eri lì vicino a Lui durante la funzione e non volevi staccarti. Si vedeva il grande dolore sul tuo viso ma con compostezza e dignità. Pino, noi eravamo dietro di Te, Tu lo sapevi, dietro te come quando entravamo in campo la domenica. Tu in testa e noi dietro, dietro al Capitano. Sì perché Tu capitano lo eri per vocazione, lo eri perché così era scritto». L’ex difensore poi prosegue: «Noi tutti abbiamo sempre rispettato, nonostante fossimo una banda ribelle, la tua autorità. Tu ci rappresentavi, ma eri un’altra cosa. Tu eri calmo quanto basta, ma decisionista e risoluto. Un punto di riferimento per tutti, anche per la società. Caro Capitano, certo che la morte deve essere arrabbiata veramente con noi se ha deciso di prendere Te. Ma noi non molliamo, Tu lo sai come siamo fatti. Certo, ora non abbiamo più il nostro grande capitano e sarà più dura. A proposito, cosa suggerisci? Chi prende la tua fascia rossa? Se ci fosse Giorgio la vorrebbe Lui, ne sono sicuro!!! Facciamo così, Pino, la fascia rossa la porti con te, tanto il CAPITANO sarai solo tu. Per sempre!!!» E’ uno spaccato di un calcio che non c’è più e di una squadra consegnata alla leggenda del calcio. Di quella Lazio si è sempre parlato molto. Per l’uomo che la guidava, Tommaso Maestrelli, una sorta di papà che sapeva come tenere a bada i “monellacci” biancazzurri. Per la tragica fine di Re Cecconi, ucciso in un folle scherzo con tentata rapina. Per le liti, spesso furibonde, che hanno caratterizzato quella Lazio. “Ci picchiavamo duro in allenamento, eravamo divisi, ma quando poi giocavamo la domenica, non ce n’era per nessuno”. E il merito era anche del suo capitano, “che ora è col mister, Re Cecconi e Giorgione Chinaglia”.