Ciao, Ciccio. L’addio a Emiliano Mascetti A 79 anni si è spento un grandissimo del calcio gialloblù. Prima giocatore, poi dirigente, ha scritto pagine leggendarie fino allo scudetto. La sua storia nel segno della semplicità e dell’umanità

Caro Ciccio,
è difficile, adesso, persino trovare le parole giuste. Per quelli come te non ce ne sono. O forse sì, una c’è. La più semplice, perchè la semplicità, l’umanità, sono state sempre con te. Quella parola è GRAZIE, di tutto. Per quello che hai fatto, sul campo, dietro la scrivania, in panchina con l’Osvaldo. E per come l’hai fatto. In punta di piedi, educato, misurato, sempre in equilibrio. E grazie per l’amicizia.
Ciccio, lo sai che i campioni non invecchiano mai? Quelli come te giocheranno sempre nel cuore della gente, non smetteranno mai. Quelli come te, campioni veri, in campo e anche fuori, saranno sempre giovani e forti.. Quando dici Ciccio Mascetti, vedi occhi lucidi, sorrisi sinceri, affetto, riconoscenza, gratitudine. Com’è giusto che sia, per chi ha attraversato, come te, mille stagioni.
Caro Ciccio, lo sai che quelli come te restano sempre giovani? Perché in fondo, tu fai restare giovani tutti, quelli che ti hanno visto giocare, quelli che ti hanno conosciuto nei racconti, quelli che di te han solo sentito parlare. Tu sarai sempre quello là, con la fascia di capitano al braccio, classe da vendere, personalità, senza bisogno di alzare la voce. Tu eri il leader dello spogliatoio, perché eri forte in campo, ma eri forte anche fuori. Perché eri serio, sempre in prima fila. Perché volevi bene alla maglia e la gente questo lo capiva. Ai tifosi mica devi andare a spiegarle queste cose. Le capiscono e basta.
Caro Ciccio, sai che resterai sempre nella storia del Verona? Per tutto quello che hai fatto in campo, ma anche per quello che hai fatto dopo. Tu e l’Osvaldo, mamma mia che roba… Voi, avete costruito uno scudetto, l’avete disegnato, prima solo nei sogni, poi sul campo. Tu e l’Osvaldo, mamma mia che nostalgia. In due, eravate. Mica come oggi, che ci sono decine di personaggi, voi eravate in due. Tu e l’Osvaldo. Vi guardavate e avevate già capito. Senza bisogno di parole, chè l’Osvaldo ne diceva poche e tu non è che cercassi le interviste e le luci dei riflettori.
Caro Ciccio, sai che per quelli come te il tempo si è fermato? Tu sarai sempre quello del gol al Genoa, il più bello del campionato. O quello del gol di Napoli, quando Garonzi pagò premio doppio e pensare che l’aveva promesso solo perché pensava che non avreste mai vinto. Tu sarai sempre quello là, un campione che non smetterà mai di regalarci emozioni. Basterà ripensarti in campo, rivederti giocare, sarà sempre come allora.
Caro Ciccio, il tempo è malandrino, a volte cattivo, lo è stato anche con te. Ti ha rubato gli ultimi anni, non hai potuto avvertire l’affetto di una città che domandava di te con discrezione. Sottovoce. Che ha sofferto con te, la tua famiglia. Che avrebbe voluto dirti quanto ti ha voluto bene. Quanto te ne vorrà sempre. Per quello che sei stato, per quello che sei. Uno di noi. Un amico. Di quelli che non han bisogno del cognome. E neanche del nome. Per gli amici, basta un diminutivo. Ciao Ciccio, grazie di tutto.

Raffaele Tomelleri

E Valcareggi disse: “E’ da Nazionale”

Zio Uccio lo conobbe bene quando arrivò al Verona. Ma in realtà, sapeva già tutto di lui. “Ciccio è un grande giocatore, uno che avrebbe meritato la Nazionale. Peccato he davanti, in quel ruolo, avesse gente come Rivera, Mazzola, De Sisti… Ma Ciccio, per le qualità che aveva, avrebbe meritatomolto di più, anche in azzurro”.
Al Verona era arrivato dal Pisa, dopo il debutto nel Como. Al Pisa giocava centravanti e così l’aveva preso Saverio Garonzi. In realtà, era in atto già la sua trasformazione tattica, che don Saverio stentava a capire. “Eh, ma non te segne mai…”, gli disse, un giorno. Mascetti divenne presto centrocampista completo, forte fisicamente e tecnicamente. E conservò, dell’attaccante, il gusto del gol: 35 in serie A, recordman fino all’avvento di Luca Toni. Del Verona fu a lungo capitano e ci tornò dopo le due stagioni al Torino. Fino all’ultimo campionato, in serie B, quando Veneranda lo pregò di restare, assieme a Bonimba, per guidare i giovani verso la serie A. Traguardo mancato. Ma il suo fu comunque un addio a testa alta. Con l’Hellas:400 partite e 45 gol. Un grandissimo.

Sboarina: “Una città in lutto”

“La scomparsa di Emiliano Mascetti ci addolora molto – afferma il sindaco Sboarina –. E’ un lutto che mi colpisce profondamente perché conoscevo personalmente lui e la sua famiglia. Ma è un lutto che colpisce anche la città perché Mascetti è stato per anni una bandiera dell’Hellas Verona, prima da calciatore e poi da dirigente, raggiungendo l’apice con la vittoria dello scudetto. Per tifosi e veronesi resterà sempre una delle leggende di questo sport. Ma i risultati straordinari, ancora oggi nella memoria e nel cuore della città, non sono stati solo nel campo da gioco, chi l’ha conosciuto sa che anche come uomo Mascetti ha dato molto”.

E Valcareggi disse: “E’ da Nazionale”

Zio Uccio lo conobbe bene quando arrivò al Verona. Ma in realtà, sapeva già tutto di lui. “Ciccio è un grande giocatore, uno che avrebbe meritato la Nazionale. Peccato he davanti, in quel ruolo, avesse gente come Rivera, Mazzola, De Sisti… Ma Ciccio, per le qualità che aveva, avrebbe meritatomolto di più, anche in azzurro”.
Al Verona era arrivato dal Pisa, dopo il debutto nel Como. Al Pisa giocava centravanti e così l’aveva preso Saverio Garonzi. In realtà, era in atto già la sua trasformazione tattica, che don Saverio stentava a capire. “Eh, ma non te segne mai…”, gli disse, un giorno. Mascetti divenne presto centrocampista completo, forte fisicamente e tecnicamente. E conservò, dell’attaccante, il gusto del gol: 35 in serie A, recordman fino all’avvento di Luca Toni. Del Verona fu a lungo capitano e ci tornò dopo le due stagioni al Torino. Fino all’ultimo campionato, in serie B, quando Veneranda lo pregò di restare, assieme a Bonimba, per guidare i giovani verso la serie A. Traguardo mancato. Ma il suo fu comunque un addio a testa alta. Con l’Hellas:400 partite e 45 gol. Un grandissimo.

Assieme a Bagnoli “costruì” lo scudetto

“Io e l’Osvaldo, non avevamo bisogno di parlare” ha sempre detto Ciccio Mascetti. Nè l’uno, nè l’altro hanno mai amato le luci della ribalta. Le interviste. “Vedevamo il calcio alla stessa maniera” ha sempre aggiunto l’Osvaldo. Lo scudetto nasce così, tra due che erano stati grandi giocatori (più o meno lo stesso ruolo) e che prima di guardare al giocatore, cercavano l’uomo. Le persone serie. Un solo giocatore, nel tempo, li aveva…divisi e lo raccontavano ridendo. “Era Turchetta” diceva Mascetti. “Io credevo molto in lui, Osvaldo diceva che in partita non ripeteva mai le cose che faceva in allenamento…”.
Dettagli, però. Poi, sempre sulla stessa linea, bastava uno sguardo per capirsi. E arrivò lo scudetto, l’Europa, le Coppe. Certo, arrivarono anche giorni meno facili. E Ciccio accettò la proposta di Dino Viola. Fu direttore sportivo alla Roma, con la stessa semplicità di sempre. E poi ancora all’Atalanta. E tutti han sempre detto, “…grande dirigente e uomo di valore e di valori”. Tutto vero, tutto giusto. Noi veronesi lo sapevamo già. E quelle parole erano soltanto una bellissima conferma.