Com’era bello andare a scuola – il diario di Raffaele Tomelleri

Va così, non siamo noi i padroni del nostro destino e se ancora avessimo avuto dubbi, ecco questo mostro terribile che ci fa paura solo a nominarlo (coronavirus, orrendo nome) e che è venuto a ricordarcelo. Già, non siamo noi a decidere, anche se per molto tempo l’abbiamo pensato, credendoci invincibili, nella stanza dei bottoni e le dita sui bottoni che governano il mondo. Macchè.
Adesso il mostro ci ha rovesciato la vita, in tutti i sensi. Pensate alla scuola. Da anni lottavamo perchè i nostri figli alzassero la testa dal pc e dall’iphone, magari uscissero di più a giocare, “perchè così crescerà una generazione sbagliata”.
Poi arriva il mostro e zac, siamo tutti sistemati. La scuola diventa on line, a distanza e rischia di esserlo anche a settembre (e non solo…). I nostri figli “costretti” su pc e tablet e compagnia. Anzi, anche le insegnanti obbligate a starci, non solo le ragazzine, ma pure le insegnanti di ieri e dell’altro ieri, che magari sul pc non è che fossero proprio a loro agio.
E con la scusa delle “classi pollaio” e di misure che per forza di cose saranno ancora restrittive, la scuola a distanza, scoperta in questa fase drammatica, diventa un’ancora di salvezza. E se ha funzionato in piena emergenza, può funzionare ancora, questo è il ragionamento che viene facile. Scontato.
Insomma, prepariamoci a proseguire su questa strada. Così come ci prepariamo ora a esami di maturità on line, compiti sul web, conference call quotidiane, interrogazioni in chat.
Va così. Certo, spiace, soprattutto per i bimbi, pensate ad esempio a chi inizierà la prima elementare a settembre e non avrà la gioia di entrare a scuola, il primo giorno.. La speranza è che prima o poi tutto finisca e che questi bimbi non debbano farsi raccontare, un giorno, da mamma e papà, dai fratellini, “com’era bello quando si andava a scuola…”