Con anima, mani e cuore per dare una casa ai ragazzi Una ventina di volontari si prodigano per offrire vari strumenti a bambini cresciuti in contesti familiari complessi

“Seconda stella a destra”… E così è iniziato il cammino dell’Associazione Ohana, 5 anni fa. Un cammino percorso e reso prezioso da 20 volontari che con “anima, mani e cuore” si prodigano, da allora, per offrire vari strumenti a bambini e ragazzi cresciuti in contesti familiari complessi: dal supporto scolastico, per evitare l’abbandono e la dispersione, alle uscite didattiche, attività laboratoriali, incontri di formazione per avvicinarli alla cultura e alla conoscenza del bello. Il logo di Ohana ne evoca le radici: una casa di bambini, per i bambini, la piccola mascotte al centro, ormai cresciuta, la stellina rosa per ricordare invece una “stellina” che non c’è più, come ci racconta Roberta Busti, presidente dell’associazione Ohana A.P.S.
Come è nata la vostra realtà?
Ohana è nata nel novembre del 2018, ma la sua storia ha inizio un po’ di anni prima. Eravamo un gruppo di colleghe, educatrici e volontarie, tirocinanti e collaboratrici, in una casa d’accoglienza mamma-bambino. Avevamo messo in piedi un progetto, chiamato “Seconda stella a destra”, per far fare esperienze ludiche e formative ai piccoli ospiti della nostra Casa: una sorta di piccola “Barbiana” che togliesse i nostri bimbi e le loro mamme dalla povertà, non solo economica e sociale, ma anche e soprattutto culturale, di pensiero, in cui si trovavano, costretti com’erano a passare le giornate tra divano, tv e camere spoglie del piano di sopra.
Come?
Dando loro la possibilità di conoscere un mondo diverso, di avere gli strumenti necessari a diventare “cittadini sovrani”. Poi, con le persone che hanno condiviso con noi questo percorso professionale e di volontariato, è nato il desiderio di continuare ad affiancare i nostri piccoli anche una volta usciti dalla comunità, ma allo stesso tempo essere di supporto a tutti quei bambini che potessero averne necessità e creare rete con i coetanei e le famiglie del quartiere che avessero voluto percorrere con noi un tratto di questa “strada”.
Qual è la mission dell’associazione?
Essere un punto di riferimento per i bambini e le loro famiglie, spesso monogenitoriali e con storie di grandi sofferenze alle o sulle spalle. Altri bambini si uniscono a noi per avere un sostegno scolastico pomeridiano. C’è chi è arrivato da poco in Italia e non conosce la lingua, chi invece non ha ancora avuto modo di crearsi una rete d’amicizie. Molti genitori affidano ad Ohana i loro ragazzi, i loro bambini, perché impegnati in urgenze diverse che gravano sulla famiglia e sanno che con noi possono trascorrere i pomeriggi in un luogo accogliente e sicuro, vivere esperienze che altrimenti difficilmente sarebbe per loro possibile fare.
Su quale territorio operate?
Quando Ohana è nata, la parrocchia di San Nazaro ha gentilmente messo a disposizione alcuni spazi, alcune stanze. Da ottobre 2021 siamo al piano terra di uno stabile concesso da Caritas in comodato d’uso, in Vicoletto Corticella Vetri, sempre nel quartiere di Veronetta. I nostri bambini e ragazzi provengono per la maggior parte da questo quartiere. Alcuni di loro in questi anni hanno cambiato casa, si sono spostati in altre zone della città, ma continuano a frequentare l’associazione. Abbiamo perciò bambini che arrivano da Borgo Venezia e Borgo Roma, da San Massimo e dal Saval.
Mi racconta una “storia virtuosa” sorta grazie al contributo della vostra realtà?
Era il dicembre di due anni fa quando la mamma originaria della Nigeria e giovanissima di un nostro bambino, che da poco aveva iniziato la classe prima, ci ha contattati, preoccupata per un documento arrivatole dalla prefettura. La sua era una storia di trasferimenti: dalla comunità d’accoglienza, in città, ad una cooperativa per richiedenti asilo in provincia, ad un CAS disperso nella campagna della bassa veronese. Una storia di dinieghi, poi il permesso per motivi umanitari, intanto il lavoro, certo sottopagato, ma almeno il lavoro. Ed ecco il documento dalla Prefettura: ordine di trasferimento in uno SPRAR del sud Italia. Avrebbe perso il lavoro e, con esso, il permesso di soggiorno. Il bambino avrebbe dovuto cambiare scuola, cambiare vita, inserirsi in un contesto completamente nuovo.
Come avete agito?
Ohana si è attivata e con essa Caritas, che ha messo a disposizione di mamma e bambino un appartamento in co-housing a Verona: il piccolo, che ora ha otto anni, continua a frequentare l’associazione. Non manca mai ad uscite ed attività, è seguito da noi nei compiti individualmente una volta a settimana. È da poco tornato da una piccola vacanza in montagna con gli amici di Ohana. La mamma ha potuto conservare il posto di lavoro, ha avuto il contratto a tempo indeterminato e così ha convertito il permesso umanitario in permesso per lavoro. Sta pensando ad un corso di italiano per migliorare nell’uso della lingua e vorrebbe prendere la patente.
Avete progetti in cantiere?
Sono in programma diversi progetti, come corsi di yoga, arrampicata con il CAI, teatro e musica per promuovere l’espressione e le relazioni. Recentemente, abbiamo realizzato una vacanza in montagna in una malga. Il prossimo obiettivo è ripetere questa esperienza al mare il prossimo anno, creando sempre più quel senso di “famiglia” che Ohana vuole dare.
Di che tipo di supporto avete maggiore bisogno?
Siamo una realtà ancora piccola, anche se in continua crescita e sempre più apprezzata. Le attività sono supportate da circa venti volontari ed offre un servizio completamente gratuito. Il reperimento di fondi è impegnativo, le spese sono molte, sia per le attività che vengono offerte ai ragazzi, sia per la gestione. La Fondazione della Comunità Veronese, che crede molto in noi, sostiene parte delle spese di Ohana, da quando l’associazione è nata, così come un’altra piccola Onlus e amici donatori occasionali. Abbiamo, inoltre, bisogno di ampliare il gruppo dei volontari, date le sempre maggiori richieste. In questo momento, Ohana sta cercando volontari che possano accompagnare bambini e ragazzi nelle uscite e nelle attività pomeridiane e del fine settimana, al fine di garantire un’offerta formativa ampia e costante, che risponda ai bisogni particolari della nostra utenza.
Cosa vi augurate dal futuro per la vostra realtà?
Sarebbe nostro desiderio continuare a vedere i piccoli e grandi cambiamenti che la presenza di Ohana sta portando nella vita di tanti bambini e ragazzi. Auspicando che Ohana continui ad essere un punto di riferimento, una famiglia, un porto sicuro per ciascuno di loro e per chi arriverà.
Stefania Tessari