“Così riesco a fotografare anche il silenzio” “I miei clic su Verona durante il lockdown, ci sono dentro fascino, tristezza e bellezza”

Cataldo Albano è un fotografo che ha più volte cercato di scoprire, a modo suo, la città di Giulietta e Romeo fin dal giorno in cui vi è approdato diversi anni fa. Se ne è subito innamorato, senza tuttavia cancellare l’amore per le sue radici: le terre del Salento, e con sguardo attento e professionale ha fotografato il tessuto urbano, con l’obiettivo di trasmettere l’anima dei veronesi e della loro città.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare della sua raccolta di fotografie: “Verona – immagini del silenzio”.

Dopo Matera e Taranto è la volta di Verona ad essere raccontata in scatti.
«Il 2019 è stato un anno pieno di gratifiche per la mia attività, dove è stato possibile presentare il mio reportage su “Matera i sassi”, quando la città era capitale della cultura, e contestualmente sono stato anche a Taranto al Castello Aragonese ospite della Marina Militare per presentare “Taranto due mari un’anima”. Poi, con il 2020 tutto si è fermato. Ero concentrato sul progetto fotografico della sfilata dei carri di carnevale a Verona, quando il lock down si è impossessato dei nostri spazi e la nostra libertà, ed io dal marzo 2020 e fino a tutto il gennaio del 2021 ho cercato di immortalare immagini e sensazioni visive nel mio libro.
Immagini piene di fascino, ma anche tristezza per quella desolazione che ha imprigionato Verona.
«È innegabile che a guardare quelle immagini fascino e tristezza si fondono tra loro, ma è stato incredibile respirare la storia di questa città anche immersi nel silenzio più desolante.»

Una collezione di foto su monumenti e luoghi desolati, perché?
«Per farci meditare ricordare e non dimenticare.»

Un libro dai grandi scatti e colori unici. Cos’è per lei la fotografia?
«Per me è stata sempre una passione; “passione colorata”. L’ho coltivata fin da bambino, ma solo negli ultimi 10 anni ne ho voluto fare una vera e propria professione, che mi ha portato a “scegliere i clienti” e a “scegliere gli obiettivi” su cui puntare gli occhi della mia amica macchina fotografica.»

Se dovessi utilizzare una sola foto, delle oltre 100 raccolte nel suo libro, quale sceglierebbe?
«Non riesco a preferirne una su tutte le altre. Quando faccio un reportage voglio raccontare un momento, una storia e qualchecosa sia l’insieme di tante immagini. Preferisco lasciare la scelta a chi sfoglierà il libro e si lascerà coinvolgere e ispirare da quella che più lo emozionerà.»

L’obbiettivo del suo libro possiamo dire che è: NON DIMENTICARE?
«Sicuramente sì. Non dimenticare mai ciò che abbiamo vissuto o ci ha rappresentato durante il nostro tempo.»

Il libro ha una finalità benefica, giusto?
«I diritti d’autore saranno devoluti all’associazione Casa della Giovane, che si occupa di aiutare le giovani a superare dei momenti difficili della loro vita nell’ambito della relazione con altre persone e, soprattutto, nell’aiutarle a renderle consapevoli della maternità e assisterle in momenti avversi.»

Chiudiamo questo incontro chiedendole di svelarci quanto è difficile fotografare il silenzio
«Non è difficile, basta saperlo ascoltare.»

“VERONA Immagini del silenzio” di Cataldo Albano – Edizioni03 – pag. 108

Gianfranco Iovino