Così Salinger tratteggia l’immortalità In “Rebel in the Rye” quindici anni nella vita dello scrittore di un grande romanzo

Una rubrica d’autore quella di oggi sulle Perle nascoste del cinema in streaming. Sì, perché ad autori e autrici, artiste e poeti è dedicata l’uscita di questa settimana, che riserva una particolare attenzione a Jerome David Salinger e Virginia Woolf e a due film, a loro dedicati, capaci di tratteggiarne l’immortalità.
Rebel in the Rye (Rai Play – 2021)
Quindici anni nella vita dello scrittore Jerome David Salinger: un fondamentale corso di scrittura, la relazione con Oona O’Neill, gli scontri con il professore e mentore, lo stress post-traumatico della guerra e infine la pubblicazione di uno dei più grandi romanzi del XXI secolo.
È lineare ma efficace il racconto costruito in Rebel in the Rye da Danny Strong, regista statunitense di serie tv che con questo film esordisce in una regia di lungometraggio, raccogliendo collaboratori del calibro di Nicolas Hoult, Kevin Spacey e Sarah Paulson. Goffo e al contempo affascinante, Hoult interpreta un fresco e speranzoso J. D. Salinger, impegnato in quel suo denso e terribile quindicennio di giovinezza che lo ha visto, in ordine sparso, frequentare un corso di scrittura alla Columbia University, innamorarsi della donna della sua vita, partecipare a una guerra e infine partorire nientemeno che Il giovane Holden, summa esistenziale di tutti quei turbamenti che lo avevano afflitto e plasmato nel corso della sua ancor giovane esistenza; pur nella sua sostanziale mancanza di guizzi, il film vive della forza scenica dei suoi attori protagonisti, primo tra tutti un sempre magnetico Kevin Spacey, la cui prestazione è stata qui adombrata dallo scandalo del #metoo che all’epoca della sua uscita nelle sale aveva colpito l’intera produzione.
Vita & Virginia (Apple TV – 2019)
Siamo nella Londra degli anni ’20 e Virginia Woolf si trova all’apice della sua carriera. Nonostante il grande successo, nulla sembra poter placare il tormento interiore che la affligge, eccetto le appassionate lettere che una certa Vita Sackville-West le indirizza da qualche tempo. L’incontro tra le due è destinato a rivoluzionare il percorso esistenziale dell’autrice, influenzandone largamente anche tutta la successiva produzione letteraria.
È quasi commovente la freschezza con la quale il film di Chanya Button trasferisce sullo schermo il fitto carteggio di lettere che Vita Sackville West e Virginia Woolf si sono scambiate fino alla fine delle loro vite, rivolgendosi parole e versi d’amore, amicizia e comprensione come raramente è accaduto tra due donne nella storia, ancor più straordinariamente nella storia di una letteratura del novecento per lo più – ancora e ancora – dominata da figure maschili. Alla fuga dagli stereotipi si dedicavano infatti le due donne, che a loro modo hanno contribuito a costruire un nuovo paradigma di femminilità in una società che le avrebbe volute immobili a consacrare il focolare domestico. Vita e rivoluzione, invece, scorrono tra le scene di quest’opera, che annovera peraltro una delle migliori interpretazioni dell’attrice australiana Elizabeth Debicki, qui nei panni della regina della letteratura Virginia Woolf.
Maria Letizia Cilea