Criminalità, i Cinquestelle contro l’Osservatorio veneto I parlamentari Cappelletti e Guidolin si chiedono dove siano le relazioni dell’organismo della Regione. La preoccupazione del procuratore Tito

A Verona l’insediamento di una locale di ‘ndrangheta che farebbe capo a grandi famiglie calabresi, a Eraclea il feudo di altri criminali di ‘ndrangheta, l’allarme lanciato più volte dai capi delle varie Procure del Veneto, il lavoro della Dda di Venezia, la forte denuncia del capo della Procura di Verona Tito in apertura dell’anno giudiziario: il panorama dell’infiltrazione criminale nel Veneto, di cui più volte abbiamo scritto sulle pagine della Cronaca di Verona è ormai un fatto acclarato.
E i parlamentari del Movimento Cinquestelle chiedono conto: dov’è finito l’Osservatorio regionale? “Inquietanti segnali di infiltrazioni mafiose in Veneto continuano a emergere, mettendo in luce il potenziale fallimento delle azioni dell’Osservatorio regionale antimafia nell’adempimento del suo compito cruciale di prevenire e contrastare la criminalità organizzata nella regione. Non possiamo ignorare che la mafia, come un parassita indesiderato, si è radicata e sta prosperando nel tessuto sociale ed economico del Veneto”, scrivono in una nota i parlamentari Enrico Cappelletti, deputato e Barbara Guidolin, senatrice.
“Che fine ha fatto l’attività dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza, insediato nel luglio 2021 a palazzo Ferro Fini? L’Osservatorio dovrebbe predisporre annualmente una relazione sulla propria attività, sottoposta ad approvazione del Consiglio regionale e trasmessa alla Giunta regionale: quale è il contenuto esatto delle relazioni degli anni 2021 e 2022?”
L’Osservatorio deve svolgere le attività di raccolta ed analisi di documentazione sulla presenza delle tipologie di criminalità organizzata e mafiosa italiana e internazionale nel territorio veneto, sulle sue infiltrazioni nei diversi settori delle attività economico-produttive, fra i quali il settore della gestione dei rifiuti e della bonifica dei siti contaminati. “Quali sono le azioni elaborate e le proposte dal Consiglio idonee a rafforzare gli interventi di prevenzione e contrasto, con particolare attenzione alle misure per la trasparenza nell’azione amministrativa?”.
“Secondo la Guardia di Finanza veneta”, spiegano Cappelletti e Guidolin,  “assistiamo ad una distribuzione variegata delle organizzazioni da Padova a Verona, da Vicenza a Rovigo. La criminalità pugliese e campana sembra attiva principalmente nel settore degli stupefacenti e nel riciclaggio. Tra le mafie di matrice etnica prevalgono quelle albanesi, nigeriana, romena e bulgara. I risultati di una ricerca condotta dall’Università di Padova indicano che le aziende venete a rischio infiltrazione mafiosa oscillano tra il 5 e il 7%, circa trentamila imprese. Nessuna mafia deve trovare rifugio in Veneto”.
Ma c’è sempre qualcuno che ha aperto qualche porta…. Per dirla con le parole del procuratore di Verona, Raffaele Tito, “La ‘ndrangheta è nel tessuto sociale. A Verona serve la procura antimafia”.