“Cru’’, cantante e polistrumentista Il suo primo disco da solista è stato “Crudo’’, registrato con una full band femminile

Niccolò Cruciani, in arte Cru, è un polistrumentista veronese. La sua carriera solista è iniziata nel 2014. In contemporanea, per anni ha militato in un’affermata realtà musicale scaligera, i C+C=Maxigross. Il suo primo LP da solista è stato “Crudo”, uscito a febbraio 2022.
Raccontaci un po’ di “Crudo” …
“È stato registrato con una full band femminile. C’è una tematica ricorrente per i testi, magari in maniera indiretta o vaga. È fermarsi, prendersi il tempo per vivere l’attimo presente, non avere paura del futuro. Poi, in realtà, i testi fanno riferimento più a questioni personali. Comunque, per me è preponderante l’aspetto musicale. Mi sento più musicista che cantautore. Un cantautore magari con i testi riesce a comunicare tutto il messaggio. Io comunico maggiormente con gli arrangiamenti, con un’estetica determinata”.

Un aspetto interessante di “Crudo” è la presenza di suoni ambientali…
“A me piace provare a catturare un’atmosfera reale. Lo studio di registrazione è un ambiente che mi intriga ma è un po’ asettico. A me piace anche catturare il suono di un momento, un po’ più contaminato dai suoni ambientali o magari dal chiacchiericcio, dal respiro. Ho registrato il brano ‘AMICA’ con un registratorino a cassetta in mezzo al bosco. Si sentono i grilli. Ci sono la chitarra acustica e le mie amiche coriste. Anche ‘MIRO’ è stato registrato in questa saletta in mezzo al bosco con un gruppo. Eravamo in 8/9 persone tutti che cantavano all’unisono questo coro un po’ mantrico per poi sfociare in un momento di delirio un po’ rumoristico. Invece, in ‘SOTTOPELLE’ c’è questo finale un po’ ambientale, elettronico con suoni stratificati. C’è il suono della matita sul foglio mentre facevo un disegno. Poi ci sono dei clarinetti, un segaccio musicale”.

Quali sono le tue influenze?
“Le influenze più collegate a ‘Crudo’ sono il cantautorato italiano degli anni Settanta: Battisti, Dalla. Poi amo anche i Mount Eerie (ex The Microphones) e Arthur Russell. Per l’aspetto lirico, i testi della musica di Enzo Carella, un po’ assurdi, psichedelici, che però non erano suoi. Poi uno dei miei artisti preferiti in assoluto è Brian Eno. Io indirettamente ci sento sempre un qualche richiamo. Cerco di fare un tipo di ragionamento o adoperare delle tecniche che Nino ha utilizzato. Tutto questo anche se non c’entra direttamente a livello stilistico”.

Qual è il tuo processo creativo?
“In particolare per ‘Crudo’ i brani sono nati in maniera classica, partendo dalla chitarra. Una volta stabilite melodia e armonia ho proposto i brani alla band. Mi hanno dato anche delle prospettive un po’ diverse e abbiamo arrangiato insieme. Dopo aver registrato in presa diretta i brani ho finalizzato la produzione, che è sempre iniziata da me, con Francesco Ambrosini. Lui ci ha aiutato con la parte più elettronica, sintetizzatori e il mixaggio”.

Come ti sei avvicinato alla musica?
“Il mio strumento principale è la batteria che suono fin da piccolo. Poi, quando mi sono unito ai C+C come batterista in pochissimo tempo mi hanno proposto di fare il jolly, il polistrumentista. Sapevo già suonare un po’ la chitarra. Però è stato uno stimolo per studiarla in maniera più consistente. Da lì è partito l’ampliamento della visione strumentale, una cosa che mi piace molto. Allora, ci sono musicisti che suonano tutto ma male. Mi piace fino a un certo punto quello. È bello secondo me saper suonare bene uno strumento. Però, si sviluppa tanta musicalità. Secondo me è anche molto interessante a volte suonare uno strumento che non hai mai suonato. Le prime cose che fai, con la spontaneità la naturalezza massima, a volte sono molto interessanti e curiose. Comunque, suono un po’ il piano, i sintetizzatori, il basso. Però direi che chitarra, batteria e voce sono i mei ‘strumenti’ principali”.

Giorgia Silvestri