“Dobbiamo normalizzare le disabilità’’. Le parole di Niki leonetti, fondatore del progetto “Si può fare’’ Secondo la sua visione: “Siamo tutti portatori di handicap, ma spesso non lo sappiamo’’

«C’è bisogno di mettere in evidenza la potenza della solidarietà, rispetto ad una visione egocentrica dell’Io. Dobbiamo ritrovare la normalità: non la loro, ma la nostra.» Queste le parole con cui Francesco Perina, presidente dell’associazione di Povegliano Anteas La Madonnina, ha introdotto in qualità di partner dell’evento l’incontro di venerdì 16 settembre organizzato negli spazi di Via Fratelli Rosselli 3. L’associazione IneditaMente ha presentato infatti ‘La potenza della fragilità’, serata divisa in due parti; la prima prevedeva un’apericena organizzata e preparata interamente dai ragazzi di Proposte Sociali Onlus. L’associazione Proposte Sociali Onlus è stata costituita nel 1985 da un gruppo di volontari per offrire alla persona disabile o con fragilità mentali e alla sua famiglia esperienze di amicizia; è inoltre partecipante fondatore della Fondazione Historie Onlus, che dal 1978 si occupa di inclusione e di disabilità adulta, coprendo principalmente Villafranca e Valeggio. Vengono messi a disposizione centri diurni per fare comunità, delle abitazioni per rendere gli ospiti il più autonomi possibile e anche opportunità lavorative nelle quali cimentarsi, come lo shop di Villafranca che permette a chi è seguito di creare e produrre oggetti da vendere, dalla ceramica, alla tessitura, alla falegnameria. Prima del Covid erano inoltre organizzati diversi laboratori che mettevano in contatto gli studenti delle elementari del territorio con le persone accolte da Historie, che lavoravano la ceramica e mostravano il procedimento ai bambini.
«Il nostro obiettivo principale è rendere chi è chiamato ‘diversamente abile’ autonomo e indipendente, inserendolo in realtà più ampie che possano includere tutti», spiega Nicola Novaglia, coordinatore Fondazione Historie Onlus.
Il secondo momento della serata si è concentrato invece sulla testimonianza di Niki Leonetti, educatore, consigliere comunale di Cavaion e fondatore del progetto ‘Si può fare, perché no?’. Dal 2013 Leonetti è invitato nelle scuole e alle conferenze a tema sociale per portare avanti la sua battaglia di normalizzare le disabilità, con un occhio di riguardo nei confronti dei più giovani. «La mia disabilità è una caratteristica dalla nascita, che non mi ha impedito di condurre una vita ordinaria come qualsiasi altra persona – illustra Leonetti – Anche i miei genitori mi hanno sempre trattato con normalità, e questo mi ha permesso in primis di conoscere le mie fragilità e i miei limiti, ma anche di trovare il mio posto nel mondo.»
.» Leonetti si è avvicinato al mondo dello scoutismo, che gli ha insegnato che la vista mozzafiato della cima vale la fatica di tutta la camminata, e la pallacanestro, che fa parte della sua vita da quando è adolescente. Anche se oggi non gioca più, continua a vivere la sua passione come istruttore di minibasket. Dopo aver maturato queste esperienze come educatore, ha creato il progetto ‘Si può fare’ per sensibilizzare alla tematica della disabilità come risorsa e opportunità.
Secondo Leonetti, «non è facile abbattere le barriere mentali e scivolare sul pietismo e la commiserazione, quando si parla di persone disabili. Che poi, cosa significa davvero disabile? Tutti noi sappiamo fare delle cose e non riusciamo in altre, quindi si può dire che tutti siamo portatori di un handicap. Non dimentichiamo che la disabilità è la condizione della persona, ma rischia di venire prima del suo valore stesso. Se tutti ammettiamo di essere fragili, ci riconosceremmo uguali. Ogni parola ha il suo valore, e anche il termine ‘inclusione’ ormai è inflazionato. Mettere nella stessa stanza dei volontari e dei ragazzi con disabilità non è inclusione; far sì che il disabile possa entrare a far parte della realtà del cosiddetto ‘normodotato’ invece lo è. Sogno un contesto in cui ha valore chi sei, non come sei, una quotidianità in cui anche chi nasce con caratteristiche diverse sia considerato capace di portare qualcosa alla società.»

Beatrice Castioni