Gli “smombie’’, nuovi zombie tra noi Il termine nasce dalla fusione di queste due parole: “smartphone’’ e “zombie’’

Ci siamo abituati a vederli per le strade, così come in ogni altra parte, da considerare il loro bizzarro atteggiamento come una consuetudine. Si tratta di uomini e donne, tendenzialmente giovani ma non esclusivamente, che camminano per le strade senza alzare lo sguardo dal loro cellulare stretto in mano, al limite di un prolungamento dell’arto. Un comportamento, in costante e rapida diffusione, così capillare da essere giudicato ormai ordinario. Da necessitare, dunque, di un termine appropriato e riconosciuto. Ora per contraddistinguere e definire tale comportamento è stato coniato il termine: smombie, una parola cosidetta macedonia in quanto creata dalla fusione tra i lemmi “smartphone” e “zombie”. Letteralmente quindi dei nuovi “morti viventi”, troppo impegnati a esaminare contenuti di ogni genere, da chat a immagini, sullo schermo del proprio telefonino per rendersi conto non solo di chi hanno intorno ma persino di dove stanno andando, con evidenti rischi per la loro sicurezza e quella altrui. Essere concentrati su un video o una lettura ci proietta in una dimensione che è del tutto scollegata dal contesto nel quale ci muoviamo. L’intrattenimento che ne deriva consente di evadere da una realtà spesso considerata opprimente o nella quale non riusciamo più a orientarci, e ci spinge verso questa pericolosa anestesia della mente. Coniata in Germania nel 2008 ed eletta parola dell’anno 2015 per il linguaggio giovanile dal dizionario tedesco edito da Langenscheidt, oggi smombie è stata ufficialmente registrata come neologismo nei principali vocabolari. Una parola con un seguito tale da farla entrare di diritto a far parte della versione online di Treccani. Eccone la definizione: “smombie s. f. e m. inv. Chi cammina per strada senza alzare lo sguardo dallo smartphone, rischiando di inciampare, scontrarsi con altre persone, attraversare la strada in modo pericoloso”. Un fenomeno sociale mondiale dilagante, che in Corea del Sud ha prodotto un tale aumento di incidenti e infortuni da indurre già nel 2018 il Garante per le Telecomunicazioni a bloccare tramite un App lo smartphone quando il suo proprietario muove consecutivamente almeno 5 passi. E più di recente ad avviare una sperimentazione per allertare, tramite il cellulare, gli stessi smombie quando si trovano in prossimità di un incrocio stradale. Una cosa è certa, dare un nome alle cose significa renderle più concrete e reali, c’è quindi da augurarsi che questo passaggio nominale possa almeno aiutare a rendere le persone, anche nel nostro Paese, più consapevoli e coscienti di quale rapporto squilibrato si possa instaurare con i dispositivi informatici e il mondo che racchiudono… E di quanto questo ci possa mettere a rischio.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta