Ha provato a cambiare il mondo. Parla Ivano Massignan Nel 1975, a Nogara, con un gruppo di amici appena laureati, tutti con la tessera del Pci, vinse le elezioni comunali. Iniziò lì la sua avventura che lo porterà nel giro di pochi anni a diventare una figura importante del management musicale italiano

Ha invitato a Verona i più grandi artisti

Guccini, Dalla, De Andrè, Baglioni… Da Nogara guardava all’avanguardia europea

Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo! La bellissima canzone di Gino Paoli si avverò nel 1975 a Nogara, quando un gruppo di amici appena laureati, tutti con la tessera del Pci in tasca, vinsero le elezioni comunali. Da allora e per una trentina di anni, salvo una breve interruzione, la piccola cittadina della provincia veronese divenne la Stalingrado della Bassa. Ivano Massignan, di professione insegnante di Tecniche commerciali alla Ragioneria di Isola della Scala, iniziò lì la sua avventura, che lo porterà nel giro di pochi anni a diventare una figura importante del management musicale italiano. Dal 1992 la sua società, Eventi, ha portato a Verona decine di artisti e di gruppi musicali italiani e stranieri in tutti gli spazi disponibili: Arena, Filarmonico, Teatro Romano, stadio Bentegodi, Palasport.
Assessore alla Cultura nella giunta del sindaco Luciano Mirandola, anno 1975. Inizia la stagione dei grandi concerti nel campo sportivo: arrivarono Baglioni, Dalla, Battiato, De Andrè, Guccini, Bennato…Come fece a portarli a Nogara?
“Avevamo capito che bisognava imparare da quelli più bravi di noi. I miei modelli erano Carlin Petrini, il gran capo di ArciGola e Paolo Guerra, responsabile del centro programmazione spettacoli di Arci. Allora il mondo del live, dello spettacolo dal vivo, non esisteva a livello di massa. Il fenomeno della cosiddetta musica leggera ha poco più di 40 anni in Italia. Prima c’erano le balere, poi le discoteche. La gestione degli spettacoli di massa nasce alla fine degli anni Settanta, con Banana Republic di Dalla-De Gregori. Quindi, quando tutto è iniziato, io c’ero. E Nogara, incredibilmente, si trovò all’avanguardia. Eravamo avanti perché io guardavo all’Europa: i miei riferimenti erano Berlino, Barcellona, Parigi”.
Un ricordo?
“Celebrammo la caduta del muro di Berlino 4 anni prima che accadesse, con i gruppi rock berlinesi che, nello spettacolo, sfondavano il muro. Era quello il difficile: inventare proposte culturali nuove e di qualità. Trasformare la sagra di paese in un evento culturale. E ogni spettacolo importante diventava un moltiplicatore di rapporti. Così io, senza muovermi mai da Nogara, avevo contatti con tutti i più grandi artisti internazionali”.
Con Paolo Andreoli, anni 1986-2005, nasce “Musica delle Radici”.
“Un festival anticipatorio, che fece epoca. Vennero grandissimi nomi: Miriam Makeba, Youssou Ndour, Richard Galliano, Goran Bregovic, Emir Kusturica, Mariza, la grande erede di Amalia Rodrigues, con il fado. Giocavamo sempre d’anticipo: dopo, non ce li saremmo potuti permettere!”.
A quel punto, lei lascia la scuola e fonda Eventi, prima cooperativa, poi dal ‘91 srl.
“E inizia l’attività a Verona. Era assessore alla Cultura Alfredo Meocci. Mi presentai da lui, che non mi conosceva, e gli proposi cinque nomi: Fossati, Conte, Dalla, De Andrè, Guccini. Così, con il patrocinio del Comune e del Club Tenco, nacque la prima rassegna dei Cantautori doc al Filarmonico”.
L’assessore Meocci si fidò di un comunista…
“Uno dei principi a cui mi sono sempre attenuto è stato: mai mescolare l’appartenenza politica con il lavoro. Eventi srl non ha mai cercato rapporti che confondessero la politica con l’attività. Infatti anche l’assessore successivo, Giovanni Luca Darbi, mi confermò la fiducia. Apprezzavano la qualità della nostra proposta culturale”.

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Secondo il manager di eventi, l’Arena dovrebbe essere affitata per i concerti, non produrli

Come nascono i grandi concerti di musica leggera in Arena?
“I primi, negli anni ‘80, li portò Musicaviva: erano venuti a Nogara ai nostri spettacoli e avevano capito che potevano fare altrettanto in Arena. Poi, la tangentopoli scaligera spazzò via i partiti di allora e anche Musicaviva scomparve. Nel frattempo era uscita la circolare del ministro Ronchey, che vietava l’utilizzo dell’Arena per la musica leggera. Nel 1995, con lo spettacolo di Roberto Benigni, fummo denunciati dal procuratore della Repubblica Dragone per presunti danni all’anfiteatro. Fu un bene perché servì da apripista per riportare la musica leggera in Arena”.
Con un numero di serate contingentato.
“All’inizio le date concesse erano 4. Il primo sindaco che ruppe l’incantesimo fu Michela Sironi, che ci concesse 5 date per Notre Dame de Paris”.
I concerti che ha portato di cui va più orgoglioso?
“I Coldplay a Villafranca, per la prima volta in Italia, due mesi prima della loro esplosione mondiale”.
E le serate con Ennio Morricone?
“Hanno una storia incredibile. Aveva composto le colonne sonore di 450 film e migliaia di arrangiamenti per le canzoni degli anni ‘60 e ‘70, ma non aveva mai fatto concerti. Gli proposi di venire in Arena: eravamo convinti che sarebbe stato uno spettacolo di élite, per un pubblico selezionato. Quando entrò la prima volta nell’anfiteatro, Morricone mi guardò e disse “è troppo grande per la mia musichetta”. Se non c’era sua moglie a incoraggiarlo…Lì scoprì la seconda carriera di concertista. Poi è tornato sei volte”.
Con questa amministrazione comunale si è aperto uno scontro sulla gestione dell’extralirica in Arena. Qual è la sua opinione?
“Il conflitto fra Comune e Fondazione riguarda solo gli ultimi cinque anni, prima non era così: la titolarità del monumento era indiscutibilmente del Comune di Verona. Fu l’amministrazione precedente che decise il trasferimento delle competenze per la gestione della musica extralirica dal Comune alla Fondazione Arena, con la costituzione di una società apposita. Far convivere le serate dell’opera lirica con i concerti dei grandi artisti internazionali è sempre stato difficile, perché la programmazione di questi ultimi richiede la disponibilità di date certe con largo anticipo. Il fatto che il referente fosse il Comune, rendeva le cose un po’ più semplici. Al Comune e, adesso, alla Fondazione spetta una sola funzione: affittare l’Arena, non produrre i concerti. Quelli vengono per conto proprio, sulla base delle richieste inoltrate dai produttori”.
Ma è ancora possibile portare i grandi artisti internazionali in Arena, come ha fatto lei negli anni passati?
“Questo è il nocciolo della questione. I grandi artisti internazionali fanno tournée in tutto il mondo. Se non assegni una data con largo anticipo, li perdi. Quindi, l’obiettivo di qualificare l’offerta musicale non lo raggiungi. Se invece guardi solo all’incasso, allora puoi assegnare le date anche in tempi più ravvicinati, trovando però prodotti di mezzo livello”.
Che consigli darebbe al sindaco Tommasi?
“Nella stagione estiva Verona fa quasi 1 milione di spettatori. L’inverno invece è vuoto, l’attività musicale si ferma. Una città di quasi 300 mila abitanti non ha spazi adeguati per grandi eventi invernali. Noi abbiamo in gestione il Palasport di Mantova, città di 47mila abitanti, dove organizziamo anche cinque avvenimenti a settimana con 6 mila spettatori per volta. E spesso la metà del pubblico è veronese. Quindi al sindaco vorrei dire: sarebbe importante creare le condizioni per dare continuità all’attività di spettacoli musicali nell’arco di tutta la stagione. Mettiamoci intorno a un tavolo e ragioniamo. Noi ci siamo per dare il nostro contributo”.
Rossella Lazzarini