“Ho aperto una strada”, Scilla racconta Figlia d’arte, una delle prime donne-arbitro, oggi è Commissario Uefa: “E non è finita”

Scilla Gennaro è una donna in carriera su più fronti: sportivo, giudiziario e politico.
Da dove nasce la tua passione per il calcio e per il mondo arbitrale?
“La mia passione per il calcio nasce da bambina, mio papà mi portava a vedere le partite dell’Hellas. E anche quella per l’arbitraggio l’ho ereditata: lui è arbitro di calcio, anche se non più in attività, e io lo sono diventata perché lui mi ha portato all’interno di questo mondo. Mi ha iscritta al corso quando avevo 15 anni, e da lì è iniziata l’avventura.”
Quando hai iniziato ad arbitrare, com’è stato l’impatto con il calcio maschile?
“Ho iniziato nel 1991, quando avevo quasi 16 anni. L’apertura che c’è oggi nei confronti delle donne, anche nel mondo dello sport e del calcio, allora non c’era. Io sono stata tra le prime a Verona, e all’inizio era una scoperta, un guardarsi, un commentare e criticare. Tutto questo mi ha aiutata a crescere tanto. Anni fa non era come adesso che ti aiutano: ti buttavano allo sbaraglio e ti dicevano “vai”. I pregiudizi c’erano eccome. Erano quelli dell’epoca, che ci sono tuttora, ma attenuati rispetto a quelli che ho dovuto affrontare.”
Quali sono le più belle soddisfazioni ?
“Le soddisfazioni sono sempre state a portata. Ogni volta che riuscivi ad avere una partita importante, le designazioni che ti eri sudata e meritata, la possibilità di andare con il calcio femminile in Europa, ma anche i passaggi di categoria. Sono contenta di questo momento, ho visto qualche collega che è riuscita ad arrivare in Serie A e in Europa. Noi siamo state dei precursori, era più difficile. Oggi magari, con l’evoluzione della figura della donna, si riesce a entrare più nel vivo. Posso comunque dire che tutto il mio percorso sia stato bello: è stata una continua crescita.”
Sei stata convocata come Commissario FIFA nella partita Slovenia -Croazia per la qualificazione ai mondiali Qatar 2022…
“É stata una bella emozione. Dal 2013 sono delegato UEFA, quindi in quell’occasione ho semplicemente fatto quello che di solito faccio per le partite di Champions e Europa League. Ovvio che poi le qualificazioni ai mondiali sono partite importanti. Sono felice di essere riuscita a raggiungere questo step, ma cosa succederà ora non lo so. Continuerò ad impegnarmi con determinazione come ho sempre fatto.”
Di professione sei un avvocato. É stato difficile per te conciliare le due attività?
“Dipende dal periodo. Nelle competizioni UEFA ci sono dei calendari prestabiliti, quindi ci sono mesi più impegnativi e altri meno. Non è sempre semplice, se ci sono udienze può diventare complicato. Ma sono io a dare disponibilità e a dire quando sono libera”.
Sei attiva anche nella Consulta del Comune di San Giovanni Lupatoto, con diverse iniziative per lo sport e il calcio.
“Sì, sono entrata a far parte della Consulta con il sindaco Gastaldello. Quando ha iniziato mi ha chiesto di collaborare con lui per la parte sportiva, anche perché sono San Giovanni è la mia seconda casa: è una sorta di piccola città e penso che, rispetto ad altri comuni, abbia un quid in più. Si sta lavorando per tutto, anche per lo sport, provando a garantire il massimo che si possa avere.”

Francesco Cazzola