Il 1969 tra Nixon, cocktail e bridge La miniserie “Palm Royal” racconta quanto bizzarro fu quell’anno per gli Stati Uniti

Che anno bizzarro il 1969 per gli Stati Uniti d’America: mentre il neo “Presidente della Luna” Richard Nixon testimonia con i suoi occhi il primo allunaggio, le vittime americane degli orrori bellici in Vietnam raggiungono i numeri più alti di tutto il conflitto; e mentre gli Americani stanno attaccati al televisore a guardare la storia del loro paese, la giornalista e attivista Gloria Steinem diviene il punto di riferimento di quel movimento che farà la storia del femminismo americano negli anni ’70.
E mentre l’uomo parte alla volta dello spazio, la pace in Vietnam continua ad essere un sogno lontano e gli ideali di libertà sessuale, aborto, parità e indipendenza cominciano a dilagare e sedimentarsi tra le donne americane, nei circoli dell’alta società di Palm Beach le mogli continuano a sorseggiare cocktail e giocare a bridge, discutendo preoccupate degli abiti glitterati da indossare all’ennesimo gala di beneficienza. Che anno bizzarro, appunto, il 1969 per gli Stati Uniti d’America.
È proprio in questa bolla di colori pastello, chiffon e sfarzo che prende vita “Palm Royale”, miniserie in dieci episodi targata Apple TV nata dalla mente di Abe Sylvia (Gli occhi di Tammy Faye, George & Tammy), tratta liberamente dal best-seller “Mr & Mrs American Pie” di Juliet McDaniel.
Da un contesto del genere ci aspetteremmo – come minimo – una svampita Barbie bionda platino dai grandi occhi blu e denti bianchissima che vive per il marito, per la vita mondana e per una manicure sempre perfetta. E, in effetti, il personaggio brillantemente interpretato Kristen Wiig è, almeno in apparenza, lo specchio perfetto delle ricchissime donne di Palm Beach.
In Palm Royale, infatti, Wiig interpreta Maxine Simmons, ex reginetta di bellezza dalle tasche bucate giunta a Palm Beach con un solo obiettivo: ereditare villa, gioielli e denari della facoltosa zia del marito e aggiudicarsi così un posto da vera regina nel club più esclusivo degli Stati Uniti: il Palm Royale. Da vera bionda naïve che si rispetti, Maxine ha architettato un piano che non prende in considerazione margine d’errore o imprevisto, e quando le scelte sbagliate cominciano ad impilarsi, i debiti ad aumentare e i segreti sgusciano da ogni angolo del passato della famiglia del principe azzurro, la bolla di Maxine scoppia, e la sua società dei sogni si trasforma lentamente in un incubo pronto a stravolgerle la vita.
“Quando gli Dèi vogliono punirci, avverano i nostri desideri” scriveva Karen Blixen: l’accostamento tra la bella Maxine Simmons e Blixen è abbastanza improbabile, tuttavia questa citazione – abbinata a un calice di Big Little Lies, un contorno di Desperate Housewives e un pizzico di Mad Men – sembra racchiudere perfettamente l’anima di “Palm Royale”, un period drama in cui lo snobismo più grottesco si intreccia perfettamente alla comedy e al mistero, portando lo spettatore a tuffarsi nostalgico nella atmosfere suggestive della fine degli anni ’60.
Martina Bazzanella