Il Cav e il “partito unico” E’ l’input arrivato da Arcore. Berlusconi e Salvini avrebbero condiviso la necessità politica di una coabitazione tra FI, Lega e Fd’I, per mandare un segnale al Colle. Maroni critica lo spostamento “troppo a destra”. “Mission impossibile”

“E’ il momento di serrare i ranghi”, è l’input arrivato da Arcore. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, raccontano, avrebbero condiviso la necessità politica di una coabitazione per blindare il centrodestra, partendo dal responso delle urne che lo ha legittimato come prima coalizione. L’obiettivo è rafforzare la coalizione, se mai con l’appoggio dei cosiddetti responsabili per il raggiungimento di una maggioranza assoluta, capace di esprimere un governo stabile. Da qui l’idea, riferiscono fonti azzurre, cui starebbero lavorando gli emissari di Fi, Lega e Fdi, di dar vita a gruppi parlamentari unici. Unendo le forze, il centrodestra diventerebbe il primo gruppo in Parlamento. In questo modo, Berlusconi, Salvini e Meloni manderebbero un segnale forte e chiaro non solo al Movimento cinque stelle ma anche al Colle. Il Quirinale, infatti, si ragiona tra le fila del centrodestra, non potrà non tener conto dei numeri al momento della formazione del governo. “Non ho mai nascosto che avrei preferito un partito unico del centrodestra, un partito che non è ancora arrivato, ma mi auguro che possa arrivare in futuro e che possano essere valorizzati quei tanti talenti amministrativi e politici giovani che son cresciuti nelle nostre amministrazioni regionali e comunali in questi anni”. Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a Genova tornando a commentare i risultati elettorali. “C’è un grande spazio per il centrodestra – ha detto – la Lega ha avuto uno straordinario successo, Forza Italia è lì, il presidente Berlusconi ha fatto una generosa campagna elettorale, c’è Giorgia Meloni e poi ci sono tante sensibilità di quell’area che non si sono espresse in queste elezioni perché magari, come accade spesso con liste civiche e amministrative, non hanno trovato un marchio in cui riconoscersi. Credo si possa lavorare per costruire molto in futuro ma è andata comunque molto bene”. Ma in casa Lega c’è qualche voce dissonante. “Non sono contrario alla linea della Lega, temevo e temo che questo possa significare abbandonare le storiche battaglie per l’autonomia del Nord ma è una fase nuova, quindi spazio a chi viene, ai nuovi, a questa nuova visione. Sono convinto che sia iniziata la terza Repubblica che apre scenari interessanti per chi ha vinto, ossia la Lega e il M5S”. Lo dice Roberto Maroni, governatore uscente della Regione Lombardia, commentando ‘6 su Radio 1′ il risultato elettorale ottenuto dal segretario della Lega Matteo Salvini. “E’ stata – spiega – una scelta di Salvini di portare la Lega più a destra rispetto alla sua connotazione tradizionale. Vedremo se funzionerà perché un grande consenso elettorale può essere facilmente dissipato come è successo a Renzi. Non è come una volta che il voto rimane; bisogna saperlo mantenere realizzando gli impegni presi in campagna . Andare al governo è ‘mission impossible’, però chi ha vinto ha il diritto e il dovere di governare e di dimostrare che è capace di governare’ Infine, sulla decisione di non candidarsi alle regionali appena concluse, Maroni chiarisce: ‘Non mi metto in pensione, ho fatto una scelta che i politici non fanno mai, quella di continuare a fare politica senza incarichi istituzionali”. L’elezione dei due presidenti delle Camere ci dirà se sta cambiando qualcosa.