Il Kaiser, il poster di una partita infinita Beckenbauer "fasciato", resta in campo in Italia-Germania, con una spalla lussata

Raffaele Tomelleri

Se non te lo ricordi, è perchè sei troppo giovane e quel giorno non eri ancora nato.
Se non te lo ricordi, forse, è perchè non ti piace il calcio e non sai che un giorno, era il giugno 1970, c’è stata Italia-Germania. Sì, ne avrai sentito parlare, “el partido del siglo”, 4-3 per noi dopo un terremoto di emozioni, persino impossibili da raccontare.
Boninsegna, Schnellinger, Muller, Burgnich, Riva, Muller, Rivera: loro, i cannonieri. Ma stavolta raccontiamo la storia di un fuoriclasse che era la bandiera di quella Germania. Lo chiamavano il Kaiser. Kaiser Franz Beckenbauer, uno dei più grandi giocatori di ogni tempo, peccato fosse “solo” un difensore e i difensori, si sa, hanno una strada in salita, per arrivare al paradiso.
Kaiser Franz, in realtà, non era solo un difensore. Aveva talmente classe che poteva giocare in ogni ruolo. Testa alta, lui non colpiva la palla, l’accarezzava. Di quella Germania, Muller era il bomber, Seeler il grande vecchio, Maier il portierone. Ma lui, il Kaiser, ne era il simbolo, il fuoriclasse. Talmente forte che…”…resta in campo, anche con la spalla fasciata”.
Eccola, la foto che ha segnato un’epoca. Il Kaiser che va giù, resta a terra, “…se resta a terra lui, vuol dire che s’è rotto”. Era rotto, infatti. Lussazione alla spalla. Il medico tedesco gli fa una fasciatura rigida, gli blocca la spalla destra.
Il Kaiser resta in campo, guida comunque la Germania fino all’incredibile pareggio di Schnellinger. E poi i supplementari. La panchina non pensa di cambiarlo, lui non pensa di chiedere il cambio. Gioca. E lo fa bene. Da fuoriclasse, come sempre. Stringe i denti, non molla. Basta guardare le immagini, clicca su You tube, valla a vedere ‘sta partita. Incredibile, per tutto quello che succede. Incredibile, per quello che fa il Kaiser, in campo fino all’ultimo, con una smorfia di dolore, con l’orgoglio del campione che non sa cosa significa arrendersi.
Sarà l’ultimo a farlo, come sempre. Quella foto resta nel cuore di tutti, di chi vuole bene allo sport. Quella foto è il poster di una stagione infinita.