Il mutismo selettivo e lo stato emotivo Si evidenzia nell’incapacità del bambino di parlare in alcuni contesti pubblici

Il Mutismo Selettivo, precedentemente “Mutismo Elettivo” e ancor prima “Afasia Volontaria”, si evidenzia nell’incapacità del bambino di parlare in alcuni contesti, in particolare nei luoghi pubblici, all’asilo, a scuola o in altre situazioni sociali, nonostante lo sviluppo e la comprensione del linguaggio siano nella norma. I primi sintomi sono solitamente una marcata timidezza, il rifiuto di parlare in certe situazioni e in generale comportamento schivo. Il Mutismo Selettivo, non è dovuto a una disfunzione organica o a un’incapacità correlata allo sviluppo, è un atteggiamento di risposta a uno stato emotivo ansioso. Il bambino che presenta Mutismo Selettivo è in grado di parlare se si sente a proprio agio, cosa che avviene di solito quando si rivolge ai familiari, nell’ambiente domestico. Lo stato d’ansia spesso è alimentato da una percezione del mondo esterno come pericoloso e minaccioso. Il tasso di prevalenza del Disturbo nei bimbi oscilla tra lo 0,71 e il 2%, si presenta in prevalenza nel sesso femminile e ha un esordio precoce tra i 2 e i 4 anni. I principali comportamenti associati al Mutismo Selettivo sono: scarso contatto oculare, inespressività, immobilità e agitazione quando il soggetto si confronta con delle aspettative in situazioni sociali. Per essere diagnosticato, il Mutismo Selettivo deve presentarsi per almeno un mese e questo mese non deve essere il primo di frequenza all’asilo o a scuola, periodo in cui tutti i bimbi possono avere timori dovuti a un inserimento in un nuovo contesto. Tra le principali comorbilità riscontrate vi sono l’ansia da separazione e le fobie. Rispetto le cause responsabili del Mutismo Selettivo in letteratura l’ipotesi più accreditata è che il Disturbo sia una condizione eterogenea, determinata da fattori genetici e ambientali. È possibile adottare alcuni accorgimenti al fine di ridurre il disagio sperimentato da questi bambini, iniziando col cercare una vicinanza fisica, parlandogli abbassandosi al suo livello di altezza e riducendo le domande incalzanti. È inoltre conveniente evitare di forzare il bimbo nel parlare e astenersi dal chiedergli perché non lo fa. Per i genitori che sospettano nel figlio un possibile Mutismo Selettivo, è sempre opportuno rivolgersi al Pediatra e allo Psicologo specializzato in questo tipo di difficoltà, al fine di effettuare una diagnosi e ricevere il supporto più corretto. Il Mutismo Selettivo se non trattato può peggiorare e permanere anche in adolescenza. Nei soggetti adulti la casistica è inferiore all’1%, in quanto si ha una remissione completa nella maggioranza dei casi, possono però permanere, se non curato, difficoltà di comunicazione, di interazione e ansia sociale.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta