Il vescovo chiama, la città risponde. Il dibattito dopo l’intervista della Cronaca Istituzioni e categorie intervengono sui temi più critici indicati da don Domenico: giovani dimenticati, lavoro femminile in ombra, stranieri come risorsa per il lavoro. Ecco le risposte

Vescovo Pompili. Foto Udali

Maurizio Battista
Ha fatto riflettere molto, e molti, in città l’intervista al vescovo Domenico Pompili pubblicata dalla Cronaca di Verona venerdì scorso. Una intervista nella quale don Domenico ha tracciato un primo bilancio della sua esperienza a capo della Diocesi veronese iniziata 11 mesi fa e che gli ha dato modo di approfondire la conoscenza di Verona, delle sue luci e delle sue ombre, città di grande bellezza e di grandi contraddizioni come lui stesso l’ha definita.
Ha sottolineato, il vescovo, la ricchezza della città che è al centro di una potente economia, il suo benessere, le fortissime caratteristiche economiche, uniche nel loro genere come la Fondazione Arena e la Fiera, rilanciando la necessità di una visione comune nel governo della cosa pubblica. Il potere, in una parola sola.
E ha sollevato il velo sulle tre grandi criticità: i giovani che sono ritenuti “irrilevanti”, il lavoro femminile che “resta ancora in un cono d’ombra” e il problema degli stranieri che “non riusciamo a far diventare risorse a fronte di un mondo del lavoro che ne avrebbe grande bisogno”.
Non tutti possono essere accolti, ha detto il vescovo, ma chi viene accolto deve avere un percorso di crescita. E su quest’ultimo punto in particolare si sono concentrati commenti e reazioni al monito di don Domenico.
Affinché la burocrazia riesca a dare risposte concrete e veloci a una immigrazione che viene subìta senza nemmeno distinguere tra chi può essere formato e impiegato per un lavoro, chi deve rimanere in parcheggio e chi vive di espedienti perché irregolare ma non viene espulso.
I cosiddetti fantasmi. Dall’agricoltura alla ristorazione, dal settore del marmo all’edilizia, c’è fame di manodopera come certificato l’altro giorno dallo studio della Cgia di Mestre.
Dichiarazioni, quelle del vescovo Domenico, che hanno il merito non solo di far riflettere, ma di aver aperto un dibattito importante che, come riferisce la Cronaca di Verona, coinvolge le istituzioni e le categorie economiche come Provincia, Camera di commercio, Confcommercio e Fiera. Perché molti si stanno rendendo conto che è arrivato il momento di cambiare passo.

“Immigrati? Servono soluzioni serie perché c’è bisogno di manodopera”

Pasini, presidente della Provincia: “La strada indicata dal vescovo è corretta: chi viene accolto va formato. Non solo agricoltura nella Bassa, ma anche ristorazione sul Lago”

“Del tema degli immigrati che vanno accolti e formati, come dice il vescovo Domenico, bisogna cominciare a parlare seriamente, senza tabù ma in modo pragmatico”, afferma il presidente della Provincia, Flavio Pasini, “perché c’è grande necessità di manodopera a Verona e sul territorio provinciale. E’ un fenomeno, quello degli stranieri in arrivo, sul quale dobbiamo lavorare con soluzioni precise. Sistemare gli immigrati in agricoltura e nella Bassa è la soluzione più facile, ma sta diventando un problema. Se li vogliamo formare e integrare dobbiamo creare dei percorsi che consentano di inserirli anche nel settore turistico sul lago di Garda per esempio o nella ristorazione, laddove manca manodopera. E in tutto il territorio provinciale. Ma è necessario fare chiarezza tra chi ha diritto di restare qui e può lavorare e chi deve essere rimpatriato e vive di espedienti in ripari di fortuna. Altrimenti cresce il degrado e l’insicurezza in tutti i Comuni della provincia, non solo in città”.
Altro tema sollevato dal vescovo, i giovani dimenticati, irrilevanti. “I nostri giovani vanno aiutati di più al fine di agevolare il loro inserimento nel mondo del lavoro, vanno aiutati a rimanere sul territorio e frenare il loro esodo all’estero. Ogni Comune può fare qualcosa, a Nogara (dove è sindaco) le iniziative con le scuole hanno un buon successo e le vogliamo proseguire”.
Criticità, quelle segnalate dal don Domenico, condivise dal presidente della Camera di commercio Giuseppe Riello che approfondisce per il nostro giornale le riflessioni del vescovo.
“Le donne, i giovani e gli immigrati sono tre gruppi che spesso si trovano in una condizione di svantaggio sociale e economico”, dice Riello. “Per ridurre il gap esistente con paesi più integrati come quelli del Nord Europa occorre investire nell’istruzione e nella formazione. L’istruzione e la formazione sono fondamentali per l’inclusione sociale ed economica. È importante garantire a tutti,indipendentemente da sesso, età o provenienza, l’accesso a un’istruzione di qualità, che consenta loro di sviluppare le proprie competenze e trovare un lavoro adeguato alle loro aspirazioni. È necessario -prosegue il presidente della Camera di commercio – adottare misure per promuovere l’equità di genere in tutti gli ambiti, dal lavoro alla politica, dalla famiglia alla società civile. È importante garantire alle donne le stesse opportunità degli uomini, eliminando le discriminazioni di genere e promuovendo la parità salariale”.
“Vanno poi contrastate tutte le forme di discriminazione, diretta e indiretta, che colpiscono le donne, i giovani e gli immigrati – prosegue Riello-. È importante promuovere una cultura della diversità e dell’inclusione, che valorizzi le differenze e le ricchezze di ogni individuo”.

“Più inclusione e istruzione per far crescere Verona”

Riello, presidente Camera di commercio: “Giovani, donne e stranieri sono risorse per l’economia. Azioni coordinate e integrate”

Scendendo sul terreno pratico, Riello spiega: “In particolare, a Verona, si potrebbero mettere in atto le seguenti azioni specifiche, come migliorare la qualità dell’istruzione nelle scuole pubbliche, anche attraverso l’introduzione di corsi di lingua e cultura italiana per gli immigrati.Va promossa l’occupazione giovanile e femminile, anche attraverso misure di sostegno
all’autoimprenditorialità. In questo senso la Camera di Commercio ha al suo attivo numerose attività di consulenza all’avvio di nuove imprese attraverso la controllata T2I, ma la sensibilità al tema si estende a tutte le attività di sostegno all’economia. Nell’erogazione di contributi al sistema imprenditoriale sono sempre previste misure ad hoc per le imprese femminili e under 30. Che tra l’altro sono un cospicuo numero: 19.410 le femminili e 6.985 quelle giovanili”.
“La Camera di Commercio è dotata di un Comitato per l’Imprenditorialità Femminile che porta avanti attività di informazione, formazione e avvio all’attività imprenditoriale per favorire la parità di genere”.
E si arriva quindi al delicato tema del percorso di inclusione degli immigrati: “Altrettanto importante è l’inclusione degli immigrati nel sistema socio-economico: a Verona le imprese straniere sono 12.164, il 5,9% in più rispetto al 2019. Contrastare la povertà e l’esclusione sociale, anche attraverso il buon funzionamento delle infrastrutture economiche: aeroporto, fiera e Arena creano un importante indotto e ricchezza per tutta la provincia. La loro gestione dovrebbe essere corale e partecipata da tutti i soci. Queste sono solo alcune delle azioni che potrebbero essere intraprese per migliorare la condizione delle donne, dei giovani e degli immigrati nel veronese. È importante che tali azioni siano coordinate e integrate tra loro, in modo da creare un sistema efficace di inclusione sociale ed economica”.
Appelli condivisi, quelli del vescovo Pompili nell’intervista alla Cronaca di Verona, anche da Confcommercio che proprio sul tema dell’impiego degli immigrati approfondisce il punto: “Per quanto riguarda gli immigrati”, afferma il presidente Paolo Arena, l’auspicio è quello di una reale integrazione come afferma il nostro vescovo, che sarebbe utile anche per i settori del terziario di mercato, in primis il turismo, in cui la richiesta di personale è spesso insoddisfatta. Proprio sull’integrazione, Confcommercio fa da sempre la sua parte anche attraverso l’organizzazione di corsi di formazione”.

“Accoglienza, integrazione e sicurezza”

Arena, presidente Confcommercio: “L’Europa intervenga o la situazione scoppia”

“E’ necessario però governare i flussi migratori e lavorare tanto sul terreno dell’accoglienza quanto su quello dell’integrazione”, precisa il presidente Arena. “Senza fughe in avanti dettate dall’approccio squisitamente ideologico e per nulla pragmatico”.
“Anche perché – aggiunge- il tema della sicurezza si va facendo sempre più complesso anche per Verona, dove gli episodi di violenza e criminalità aumentano in modo preoccupante. Chi non si comporta secondo le regole andrebbe sanzionato ed espulso”.
“In tal senso, vanno implementate normative ad hoc per dare alle forze di polizia gli strumenti affinché ciò possa avvenire in modo certo e tempestivo. Sull’immigrazione c’è bisogno di una presa d’atto dell’Europa tutta: la situazione rischia di sfuggire di mano”.
Arena poi in qualità di presidente di Confcommercio tocca gli altri due temi critici.
“Esprimiamo condivisione con le parole del Vescovo che evidenzia l’importanza di dare più opportunità a giovani e donne; va detto che il terziario di mercato è il settore che offre loro più opportunità lavorative sia come imprenditori, sia come collaboratori. Confcommercio, da sempre, è in prima linea per contribuire alla crescita della città unendo cultura e business e, in tal senso, sta confrontandosi con l’amministrazione comunale per valorizzare e sviluppare in modo sinergico, equilibrato e sostenibile il territorio”.
C’è poi l’aspetto della potenza economica di una città come Verona che va sostenuta da una visione culturale e da un’armonia tra governanti.
“Per quanto riguarda l’aeroporto e la Fiera, come dice il Vescovo, essi collocano Verona al centro del mondo: per il primo sono in corso lavori che ne fanno uno dei cantieri più importanti a livello nazionale e che una volta terminati daranno un ruolo ancora più autorevole al nostro territorio; per la fiera, sono sotto gli occhi di tutti i numeri estremamente importanti che creano un Pil e un indotto fondamentali per Verona”.
“Insieme all’Arena, sono i tre asset strategici per lo sviluppo dell’economia, uno sviluppo che deve essere armonico e il più possibile inclusivo”.