“Innovare: alla scuola serve questo” “Intendiamo investire molto economicamente, ma serve un cambio di passo culturale”

A memoria è la prima volta che un premier, nel discorso programmatico in Parlamento, parla di Its, cioè di Istituti tecnici superiori, e li indica come “pilastro educativo”, come accade da anni in paesi nostri competitor come Germania e Francia. Al capitolo Its il Recovery Fund, aggiunge Draghi, riserva un finanziamento importante, 1,5 miliardi di euro, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Ma il presidente del consiglio mette subito dei paletti: «Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate».È questo il cambio di passo sulla scuola che si legge nell’intervento di Mario Draghi. Gli Its sono nati da una decina di anni in Italia, sfornano numeri sull’occupazione importanti, oltre l’80% degli studenti diplomati trovano una occupazione, nella quasi totalità dei casi l’impiego è coerente con il percorso di studio e lavoro svolto nel biennio di corso. La chiave del successo è lo stretto legame con le imprese e i territori.

Purtroppo, i ragazzi iscritti sono ancora pochi, intorno ai 14mila, e finora non hanno saputo/voluto decollare. I numeri in campo sono notevoli: è stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale, ha ricordato sempre Draghi.

Molto importante è il richiamo poi di Draghi al recupero degli apprendimenti persi dagli studenti, qui si riferisce a tutti gli studenti dalla primaria alle superiori, in questi mesi di lezioni a distanza. Ormai gli studi, nazionali e internazionali, sono concordi nel ritenere che la Dad abbia funzionato a tratti, e già si stimano gap di competenze nell’ordine del 30-50% in matematica e nelle lingue.

Al Sud e nella scuola del primo ciclo la situazione è peggiore. Draghi ha citato un numero, davvero significativo: a fronte di circa 1,7 milioni di studenti delle superiori, nella prima settimana di febbraio solo poco più di un milione, vale a dire il 61,2% del totale, ha avuto assicurato il servizio attraverso la didattica a distanza. Nei gradi inferiori il quadro potrebbe essere più cupo. Anche qui Draghi ha indicato la linea che il governo e il ministro competente, Patrizio Bianchi , dovranno seguire: un rapido ritorno «a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie». E ancora: «occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia».
Una citazione Draghi l’ha fatta anche su futuro e compiti dell’offerta formativa. Qui il discorso ha preso avvio dalle donne. Per Draghi «garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali». Il passaggio è cruciale, e anche qui, a memoria, è un’altra prima volta che un premier, presentandosi in Parlamento, parla di competenze Stem. Draghi ha poi chiosato, tracciando anche qui la linea: «Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese».