“Io resto”, il film racconta l’angoscia Michele Aiello, con la videocamera, all’ospedale di Brescia, nei giorni più duri del Covid

Quando una videocamera accede, in via eccezionale, ai reparti dell’ospedale pubblico di una delle città che sta drammaticamente soffrendo il primo picco pandemico del COVID-19, l’esercizio di osservazione e registrazione degli attimi si fa ancora più delicato e sensibile, spinto dal rispetto verso nuove relazioni tra pazienti e personale sanitario. Tutto è fermo o frenetico: sono le nuove abitudini rese necessarie dalla pandemia e che mostrano un estremo bisogno comune, il calore umano. L’Italia è nel mezzo di un rigido lockdown dovuto al primo picco pandemico per il COVID-19, la Lombardia è la regione più colpita, i casi di infezione del virus aumentano, gli ospedali non sono adeguatamente attrezzati.
È in questo momento che, a Brescia, Michele Aiello decide di affiancare dottori, infermieri e autotrasportatori, tutti coloro che stanno facendo sforzi enormi per affrontare e contenere la diffusione del virus, mentre i media li chiamano “angeli” ed “eroi”. Ciò nonostante, molto spesso, i loro continui sforzi, insieme alle sofferenze dei pazienti affetti da COVID-19, rimangono invisibili, eccetto nei reparti dell’ospedale dove si accende la videocamera. Mettendone insieme i frammenti, con la visione di “Io Resto” arriviamo a conoscere le persone coinvolte e ogni dettaglio catturato riesce a trasmette il suo peso e la sua importanza nell’interezza di questi momenti drammatici e incerti.
“Il rispetto verso i testimoni di questa storia non è stata l’unica sfida – dichiara Aiello – di fatto, io e Luca Gennari abbiamo scritto la storia mentre la filmavamo. Uno dei pochi punti fissi che ci ha guidati fin dai primi giorni di ripresa è stato dirsi che questa storia non avrebbe potuto che essere collettiva, e così poi è stato. Il punto di vista, invece, si è costruito naturalmente nello stare lì. Pian piano siamo diventati anche noi parte integrante di quella cosa che stavamo vivendo e filmando, compagni di viaggio di tutte le persone di questa storia”.
Lo spettatore è presente, intuisce le parole non dette, vive i pochi momenti di distrazione, unica ancora di salvezza, viene sfiorato dalla rassicurazione di una carezza, di uno sguardo, di una parola. A volte necessita di abbassare lo sguardo, per rispetto verso la morte, per paura di violare l’intimità di un mo
CHI E’. Michele Aiello, nato a Verona nel 1987, è al suo quarto documentario, dopo aver firmato la regia “Un Giorno La Notte” del 2019), esser stato co-autore di “Paese Nostro” nel 2017 e di “fuoriClasse” nel 2016. Nella produzione dei materiali per “Io Resto” è stato affiancato dal direttore della fotografia Luca Gennari, classe 1984, che ha girato anche i documentari “Novorossiya” (2020), di cui è stato anche regista, “Un Giorno La Notte” e “Joseph’s Journey” nel 2019. Il montaggio del film è a cura di Corrado Iuvara, le musiche originali di Francesco Ambrosini, il missaggio di Massimo Mariani e Fullcode SAS.