Joan Baez in carcere, “esplode” il ‘68 La cantante venne incarcerata nel dicembre del ‘67 per una protesta antiVietnam

Il Sessantotto iniziò simbolicamente con l’incarcerazione della cantante Joan Baez nella prigione di Santa Caterina, 20 dicembre 1967 – 21 gennaio 1968, per avere guidato una dimostrazione di protesta contro la guerra in Vietnam.
In Gennaio proseguivano intanto le occupazioni studentesche di alcune università italiane, iniziate nell’autunno del 1967, e da Febbraio coinvolsero molti altri atenei: Napoli, Pavia, Pisa, Messina, Bologna, Milano, Trieste, Catania, Torino. Il momento più acuto e cruento delle manifestazioni si raggiunse il primo Marzo a Roma, a Valle Giulia, di fronte alla facoltà di Architettura, dove confluirono 4.000 giovani del Movimento studentesco per rioccupare l’edificio universitario, sgomberato il giorno prima.
La polizia disarmata per ordini superiori – solo i funzionari disponevano di caricatori – caricò gli studenti. Questa volta gli studenti non fecero resistenza passiva e reagirono forzando i blocchi e incendiando le camionette della polizia. Il bilancio dello scontro fu assai pesante: 147 i poliziotti feriti, circa 500 gli studenti, 4 arresti e 228 denunce a piede libero e fermi. L’episodio provocò nei mesi successivi numerose azioni di protesta negli atenei italiani e parecchie Facoltà furono occupate. Qualche mese dopo, Pier Paolo Pasolini, intervenendo sui fatti di Valle Giulia, attaccò aspramente i giovani contestatori, definendoli “figli di papà”, e li criticò per essersi scagliati contro i poliziotti, verso i quali manifestò solidarietà e simpatia perché erano figli di poveri. E precisò: “Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all’altra classe sociale.”
Il 3 Marzo avvennero a Tokyo i primi durissimi scontri tra polizia e studenti pacifisti, che, come in tante parti del mondo, manifestavano contro la guerra americana nel Vietnam. Ebbe inizio la rivolta studentesca più lunga e violenta del mondo e si diffuse dappertutto l’immagine biblica di Davide, simbolo del Vietnam, contro il gigante Golia, che rappresentava l’imperialismo degli Stati Uniti. In quei giorni le manifestazioni coinvolsero per la prima volta in Italia alcuni Licei (Milano, Torino, Roma) e gli studenti occuparono le scuole non solo per rivendicazioni di carattere scolastico, come il diritto allo studio o alle assemblee, ma anche per protestare contro la guerra in Vietnam.
Le numerose contestazioni non impedirono, tuttavia, il massacro compiuto dall’esercito statunitense a My Lai il 16 Marzo, dove furono uccisi 347 civili inermi, principalmente vecchi, donne, bambini e anche neonati, che stavano nascosti nel loro rifugio antiaereo. Il 18 marzo, a Milano, gli operai della Pirelli-Bicocca, molto critici nei confronti del sindacato, costituirono il primo CUB (Comitato Unitario di Base), che contestò duramente l’accordo sul contratto nazionale della gomma.. Il 22 Marzo, a Varsavia, miglia di persone applaudirono gli studenti del Politecnico mentre fronteggiavano la polizia con un sit-in ascoltando musica di Chopin. di Nanterre, a nord-ovest di Parigi, 140 studenti occuparono la sala del Consiglio della Facoltà di Lettere in segno di protesta contro l’arresto di sei studenti, che avevano manifestato a favore del Vietnam e in solidarietà con gli studenti delle università americane. Nella notte dell’occupazione nacque il Movimento 22 Marzo e portavoce fu il leader anarchico Daniel Cohn-Bendit. La parola d’ordine “No all’autoritarismo!” divenne lo slogan universale del ’68.
*docente di storia e filosofia.

Romeo Ferrari