La Bottega del vino, qui respiri la storia Luca Nicolis: “Guardami, maniche corte: mi son l’oste, o meio, l’imbriagon...’’

Fissare un’intervista con l’Antica Bottega del Vino, suscita una certa trepidazione. Sarà per la fama, per la centralissima posizione o per i tanti volti noti che la frequentano. Ci pensa Luca Nicolis, l’attuale direttore, a smentirci, in tenuta informale e la gentilezza di chi sa fare il suo mestiere: “Guardami: maglietta maniche corte, mi son l’oste, o meio l’imbriagon. Qui siamo sempre aperti, tutti i giorni dalle 11 alle 24: questo posto ha chiuso solo durante la Seconda Guerra Mondiale e con il Covid. Perché una volta l’osteria era la casa aperta a tutti, uno non si poneva neanche il dubbio. E così, ne portiamo avanti la tradizione”. Anche se gli oltre 130 anni passati dall’apertura si sentono eccome. Nelle infinite bottiglie appese alle pareti e nell’arredamento dal carattere austro ungarico. Sentori di storicità si mescolano ai profumi genuini della tradizione veronese che, attraversando rivisitazioni, fanno pensare a un concetto di osteria sempre attuale e inossidabile.

Luca, raccontaci tutto dall’inizio.
All’inizio dell’800, sotto il dominio francese, questo posto si chiamava Osteria Scudo di Francia, poi conosciuto come Biedermeier, nel dominio austro ungarico, mentre sotto questa insegna nasce nel 1890. E pensa, le decorazioni che vedi alle pareti, sono state realizzate dallo scenografo della prima “Aida” in Arena del 1913, in cambio solo del vitto.

Chi sono gli attuali proprietarie?
Dal 2010 la proprietà è delle famiglie storiche di una società consortile che rappresenta 11 produttori di vino della Valpolicella. La cosa curiosa è che in questi 130 anni di Bottega, son cambiate solo quattro gestioni.

Piatto più richiesto?
Risotto all’Amarone per forza, è nato qua. Grazie alla signora Alda, una delle ex proprietarie, che per far spender poco, raccoglieva “el vin vansà” dalle caraffe. Dando il via così al risotto al vin rosso, poi diventato risotto con l’Amarone.

E la cantina?
Abbiamo 20.000 bottiglie con 4000 etichette diverse.

Le più costose?
Per i distillati un cognac riserva del valore di 40.000€, e per il vino i 6 litri di Masseto, un merlot toscano da 18.000€.

Qualcuno ha mai fatto “pazzie” per qualche bottiglia?
Un importante politico italiano, ci lasciò un assegno in bianco: voleva acquistare una bottiglia della nostra collezione privata, non in vendita. Noi l’abbiamo incassato scrivendo 1€, e spedendogli una bottiglia di Amarone.

L’amarone è nato qui

Luca, spiegaci i procedimenti.
Molto semplice: facciamo tostare il riso con del burro e lo bagniamo con l’Amarone, 20cl per porzione. Lasciamo evaporare il vino, e poi copriamo col brodo di gallina fino a cottura.

E poi?
Alla fine mantechiamo con un po’ di parmigiano, poco burro e Amarone a crudo.

Si beve Amarone per forza?
Sì, un Musella 2015 o un Tommasi Cà Florian 2012.

Prezzi?
Coperto 3, primi 18, secondi 22, dolci 10.