La citta’ imbarca acqua da tutte le parti. Cose da lasciarci le penne! Ancora una volta è bastato un temporale per mandare in tilt strade e sottopassi. Scene apocalittiche nel weekend. Oggi Porta Borsari ha retto, ma fuori dal centro i soliti forti disagi

Quattro certezze a Verona: la pearà, il Valpolicella, gli al­lagamenti, la promessa che non ci saranno nuovi al­lagamenti. La più so­len­ne risale a due anni fa, do­po che Porta Borsari era fi­nita sott’acqua per l’enne­sima volta. “Al via i lavori anti-al­lagamento” aveva annun­cia­­to il governo cittadino. “Ter­minati i lavori anti-al­la­ga­mento” aveva di­chia­rato qual­che tempo do­po. Tutto risolto, no? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nel weekend un quarto d’ora di pioggia, seppur intensa, e Porta Bor­sari è tornata sot­to il li­vello del mare. I tom­bini come fon­tane. Mo­no­pattini che pare­vano gon­do­le alla de­riva. Bar e ne­gozi al­lagati, come non avessero già ab­bastanza problemi. “Ve­rona riparte”: sì, ma con la ciam­bella di sal­vataggio. Ov­via­mente non è colpa di nes­suno, anzi sì, del tempo che non è più quello di una volta: male­detto fulmine che ha mandato in tilt le cen­traline! È venuto giù anche un pez­zo di monu­mento, pe­raltro restaurato di re­cente, ma nessuno in que­sto caso a­veva pro­messo che non ci sareb­bero stati più crolli. Oggi pomeriggio invece le famose pompe idrauliche han­­no funzionato. Nel fine set­timana, e in parte anche nelle ultime ore, le stra­de so­no diventate im­petuosi fiu­mi da guadare, da San Michele alla Zai. I sotto­passaggi del­le trappole a­bissali. Bus co­me moto­scafi. Altro che au­tove­lox: per ga­rantire la si­cu­rez­za stradale servono i palom­bari. Ba­sterebbe con­sultare il meteo a inizio set­timana e schie­rarli alla bi­sogna fuori dai tunnel: i cit­tadini sa­rebbero disposti a sgan­ciare l’obolo pur di aver salva la pelle, dunque i conti pubblici sa­rebbero salvi. Suc­cede oggi ma succe­de­va anche ie­ri e l’altro ieri. Ve­rona fini­sce sott’acqua a pre­scin­de­re dal sindaco, dagli as­ses­sori, dai con­siglieri, dai pre­si­denti di cir­coscrizione, dalle pan­de­­mie. “Ecco, ma non po­te­vano sistemare le stra­de e i tombini durante la qua­ran­tena?”. Forse sì. Ma cosa sa­rebbe cambiato? “Ter­mi­na­ti i lavori anti-al­laga­mento”. Poi un quarto d’ora di pioggia, pardon, di ‘nubifragio’ che la­va le co­scienze, e via dac­­capo. Con le pinne, fu­cile, (ma­scherina) ed occhiali.

Alessandro Gonzato