La libraia della Rinascita. Parla Lia Arrigoni Sulla piccola libreria cooperativa indipendente di via Interrato Acqua Morta 38, nessuno avrebbe scommesso una lira. E invece, sostenuta da Mag, che funge da incubatore di imprese sociali veronesi, in questi giorni ha compiuto 10 anni

Libre!, da 10 anni spazio di scambio

Contro i pronostici del padre, storico libraio, diventa una grande società e punto di incontro

Giovedì 21 settembre Libre! ha compiuto 10 anni. Sulla piccola libreria cooperativa indipendente di via Interrato Acqua Morta 38 nessuno avrebbe scommesso una lira. L’ha fatto Mag, dal 1978 una sorta di incubatore di imprese sociali veronesi, che ne ha affidato la direzione a Lia Arrigoni. Non proprio una sconosciuta. Figlia di Ferruccio Arrigoni, direttore della famosa libreria Rinascita, aperta nel 1979 in corte Farina e chiusa nel 2011 dopo il trasferimento in stal de le vecie di corso Portoni Borsari. Lia è la quarta generazione di librai tutti, tranne lei, fiorentini: bisnonno con libreria antiquaria in riva all’Arno, nonno Rinaldo impiegato alla Marzocco (poi casa editrice Giunti Marzocco), papà -anzi babbo- Ferruccio, a Verona dal 1968, prima alla Nuova Italia di via Adigetto e poi a Rinascita.
Dieci anni di Libre! Cosa direbbe suo padre?
“Sarebbe contento, adesso. Ma quando gli parlai del progetto nel febbraio 2012 mi diede della pazza. Rinascita aveva chiuso da un anno e lui era ancora molto amareggiato. Mia mamma Giuliana, per l’agitazione, fumava una sigaretta via l’altra. A pensarci ora, era una scena a metà fra Woody Allen e Moni Ovadia! Alla fine capirono che era una cosa bella e realizzabile e anche loro si associarono a Libre!”.
Deve qualche ringraziamento a qualcuno in particolare?
“A mio babbo Ferruccio, per avermi insegnato il mestiere. E alla Rete Mag di Economia sociale e Finanza etica, che ha creduto da subito nel progetto. In particolare a due socie fondatrici di Mag, Loredana Aldegheri e Maria Teresa Giacomazzi, che sono state le vere “levatrici” che hanno fatto nascere Libre!”.
L’inizio dell’avventura?
“Libre! si è costituita il 26 febbraio 2013. Abbiamo aperto una campagna di azionariato popolare e subito, quando ancora la cooperativa non era nata, si sono associati 26 amici e amiche. Io sono “solo” la socia numero 27. Il 21 settembre di quell’anno, quando abbiamo inaugurato la libreria, i soci erano già diventati 126”.
Le difficoltà dei primi anni?
“Tantissime. Soprattutto legate alla ricerca dell’identità della libreria. Agli inizi abbiamo fatto diversi tentativi, dal caffè letterario alla vendita di vini e prodotti alimentari di piccole aziende del territorio. Finchè, vedendo cosa funzionava e cosa no, siamo riusciti a dare un carattere ben definito alla libreria. Fondamentale è stato il cambio di sede sei anni fa, che ha consentito di avere anche lo spazio per gli incontri”.
Non siete solo libreria.
“Siamo luogo di incontro e scambio sociale e culturale. Partecipiamo al gruppo d’acquisto GASdottò per ortaggi bio; organizziamo iniziative con l’Università; siamo parte del progetto Ri-Ciak per un cinema di comunità a Veronetta”.
Quali gli eventi organizzati in libreria che ricorda con piacere?
“Fra le tantissime presentazioni che abbiamo fatto, mi piace ricordare quella con Maurizio de Giovanni, nel 2014, che ha voluto festeggiare con noi il 25 aprile. Lui è socio di un’altra libreria collettiva nata a Napoli, “IoCiSto”, e ha voluto associarsi anche alla nostra”.
Cosa ha imparato affiancando suo padre a Rinascita?
“Il mestiere, l’interesse per la conoscenza. E soprattutto ho imparato a trasmettere agli altri la passione per i libri. La lettura non va sacralizzata, messa su un altare, altrimenti le persone se ne allontanano. Un libro non è interessante: è bello o è brutto. Perché la lettura è un piacere e il mio lavoro è proprio quello di convincere le persone che leggere è bello. Un libro è un viaggio”.

Eredita da Rinascita la visione politica

Condividono l’obiettivo di risvegliare la città di Verona, “bella ma sonnolenta”

Aspettative per il futuro di Libre?
“Il pareggio del bilancio! Al quale ci stiamo avvicinando ogni anno di più. Adesso siamo 600 soci: il nostro obiettivo è arrivare a mille”.
Cos’è una libreria indipendente rispetto alle grandi catene?
“Intanto è libera. Noi non passiamo dalla grande distribuzione organizzata, ma abbiamo un rapporto diretto con 250 case editrici. Che per noi è anche un tema etico e politico. Essere indipendenti significa crearsi una comunità intorno, a cui piacciono le nostre scelte”.
Cosa trovano in più i lettori?
“Trovano editori che non si trovano da nessun’altra parte. Come Utopia, o come L’Orma, che ha portato in Italia Annie Ernaux. Noi dedichiamo spazi specifici che identificano le case editrici. E poi un lettore qui trova un ambiente accogliente e un apporto sapienziale che magari altrove non c’è. Nella scelta dei libri spesso sono affiancata dai nostri soci docenti universitari, che mi segnalano l’opportunità di un acquisto. Libre! è un luogo di incontri e di scambi”.
Cosa ha raccolto Libre! dell’eredità di Rinascita?
“Una cultura politica: non nel senso partitico, ma di visione. E l’impegno di fare lavoro culturale nella città e nel quartiere in maniera differente: fare impresa in forma etica, democratica, ugualitaria”.
Le amarezze di suo padre quando ha deciso la chiusura di Rinascita?
“Mio babbo aveva due figlie femmine: una sono io, l’altra era Rinascita. Dover chiudere dopo 32 anni per lui è stato un dolore immenso”.
Suo padre definiva Verona “bella ma sonnolenta” e si prefissava il compito di “svegliarla”. Rinascita era una sorta di salotto letterario della città. Cosa resta di quell’impegno oggi?
“Anche noi ci proviamo a svegliare la città! É chiaro che i linguaggi del fare cultura sono molto cambiati rispetto ai tempi di Rinascita. Noi non presentiamo libri, noi facciamo incontri con gli autori dei libri. Perché c’è un elemento di rotondità fra chi scrive un libro e chi si propone di leggerlo: è uno scambio, una chiacchierata fra amici. E poi per noi essere impresa di comunità è un fatto fondamentale della nostra identità. Penso a quando si è tenuto a Verona il Congresso mondiale delle famiglie, nel 2019. Libre! è stata fra i protagonisti del calendario di iniziative organizzate per contestarlo e culminate nella grande manifestazione nazionale lungo le vie cittadine”.
Suo padre ha avuto un ruolo importante nella storia del Pci veronese e dei Ds. Anche lei è impegnata in politica?
“Non come lui. Sono stata iscritta alla Fgci e con mio babbo ho partecipato all’ultimo congresso del Pci. Poi, come lui, mi sono iscritta ai Ds, riferimento Fabio Mussi e lo spazio politico che doveva crearsi a sinistra. Ho anche militato in Sinistra ecologia e libertà di Niki Vendola. Ma adesso la mia vita e la mia attività politica è Libre!. É fare in modo che qui dentro tutti si sentano accolti, diventino parte di una piccola comunità di persone che ama la lettura. Per me oggi l’azione politica è promuovere la cultura “bella e buona”.
Suo padre oggi si iscriverebbe al Pd?
“Ferruccio è scomparso il 9 gennaio 2018 e non si è mai iscritto al Pd. La fine del Pci è stata uno dei suoi grandi dolori, la fine di un’idea che non meritava di scomparire in quel modo. Il partito comunista esiste ancora in molti paesi liberi: credo che l’Italia abbia sbagliato a far finire quell’esperienza. Abbiamo visto che fine ha fatto la cultura politica della sinistra”.

Rossella Lazzarini