La paura di restare soli per sempre Si tratta dell’Anuptafobia e coinvolge chi teme di non essere mai coinvolto in una relazione

L’Anuptafobia è la paura intensa e irrazionale di restare soli, senza essere coinvolti in una relazione sentimentale. Etimologicamente deriva dal latino e significa “paura di restare single”, da “a-nupta”, cioè “senza moglie” ma coinvolge entrambi i generi. La Pandemia da Covid-19 e le restrizioni di questi ultimi anni, hanno aumentato lo svilupparsi di tali condizioni. E’una fobia che si manifesta sia negli uomini che nelle donne, se per i primi appare distribuita in una fascia temporale ampia, per le donne i casi di Anuptafobia si manifestano in particolare fra i 30 e i 40 anni, nel decennio dei bilanci di vita e dei primi veri conteggi con l’orologio biologico. Culturalmente ci si aspetta che una donna in tale periodo di vita procrei, ma dal momento che per tale passo è indispensabile avere un partner, il rischio è che la donna inizi una ricerca disperata di un compagno pur di riuscire a mettere su famiglia, accettando relazioni spesso insoddisfacenti. Solitamente chi manifesta Anuptafobia ha difficoltà nell’identificare in modo consapevole bisogni e obiettivi, se non in presenza di una figura accanto, che idealizza e che crede possa svolgere un supporto maggiore di quello che in realtà potrebbe realmente fare. Spesso chi ne soffre ha di base una bassa autostima e un forte bisogno di legame, tali aspetti portano a investire tutte le proprie energie sulla ricerca del partner prima e sulla coppia poi. Anche annullarsi completamente, non appena inizia una relazione è un segnale di allarme, significa mettersi in secondo piano in favore dell’altro/a e rischiare di perdere un pezzetto di sé, mutando ideali, schemi, gusti e valori in funzione di compiacere l’altro/a. Anche se è reduce da una recente rottura, chi soffre di Anuptafobia tende a concentrare subito l’attenzione sulla ricerca di un partner sostitutivo piuttosto che permettersi di elaborare e riprendersi. Vi è inoltre il rischio di restare invischiati all’interno di relazioni tossiche e di sviluppare una dipendenza affettiva. Esiste una distinzione tra Anuptafobia attiva e passiva. Nel primo caso, le persone appaiono ossessionate dal pensiero di trovare una persona che possa placare lo stato d’ansia che percepiscono come totalizzante, non di rado frequentano quindi siti di incontro e si rivolgono ad agenzie matrimoniali. Per loro, l’identità è strettamente legata al fatto di avere un partner e il non averlo equivale al “non essere”. Nei casi di Anuptafobia passiva le persone tendono invece, pur desiderandolo intensamente, a non ricercare un compagno/a, a essere pessimiste e a credere che per loro la vita non contempli la possibilità di un rapporto di coppia, il rischio conseguente è di scivolare nell’isolamento sociale e nella depressione. Rivolgersi a uno Psicologo Psicoterapeuta al fine di capire da dove partono determinate insicurezze, trovarvi un significato e quindi delle possibili soluzioni può permettere a chi soffre di tale fobia di concentrarsi, forse per la prima volta, sulla persona più importante di tutte: se stessi.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta